Visito spesso il sito Calabresi. net "Calabresi nel mondo". Stamattina ho letto un articolo di Angelo Iorfida dal titolo " La Donna dei miei tempi". Dopo aver fatto una distinzione tra le donne di oggi e quelle "dei tempi" del sig. Angelo, viene descritta una usanza, o meglio viene raccontato come si faceva il bucato o meglio "a vucata".
"Oggi, nell'era tecnologica, basta premere l'interruttore della lavatrice e : voilà; il miraolo si compie, senza sprecare energia fisica, ma solamente elettrica. Le nostre nonne invece, facevano il bucato nel seguente modo:
1) dovevano andare in montagna a raccogliere la legna necessaria per il fuoco, quindi tagliarla,caricarla in testa e portarla a casa;
2) andare al fiume, alaca o salubro, oppure ad un qualsiasi burrone vicino casa dove scorreva acqua abbondante, lavare i panni, caricarli sulla testa e ritornare a casa;
3) Tornati a casa si metteva una "cardara" a bollire con acqua e cenere, a fianco c'era un grande vaso o giarra, alto un metro e mezzo che si stringeva verso la base, dove era posto un tubetto di scarico. I panni venivano messi in questo vaso, a strati e coperti con un lenzuolo che fungeva da filtro. Su questo lenzuolo si versava il liquido bollente, che poi usciva dallo scarico. I nostri vestiti, ovviamente, non erano delicati, i vestiti di allora erano di lana, filata dalle nostre nonne in casa e "asili" (fibre di ginestra), filate allo stesso modo. Questo processo serviva a dare bianchezza ai panni.
4) Il giorno seguente si faceva ritorno al fiume a risciacquare i panni che poi venivano stesi su pietre e cespugli al sole ad asciugare. A sera si ritornava a casa stanchissimi, ma con panni puliti e bianchissimi e sopratutto senza avere causato danni al sistema ecologico".
Angelo Iorfida chiude il suo articolo dicendo: "il passato è bello perchè noi lo ricordiamo bello, ma vi asicuro che la bellezza sta solo nel ricordo. Ai giovani di oggi raccomando solo una cosa : ricordate la vostra semenza e la vostra storia, la conoscenza del vostro passato vi condurrà verso il vostro futuro".
"Oggi, nell'era tecnologica, basta premere l'interruttore della lavatrice e : voilà; il miraolo si compie, senza sprecare energia fisica, ma solamente elettrica. Le nostre nonne invece, facevano il bucato nel seguente modo:
1) dovevano andare in montagna a raccogliere la legna necessaria per il fuoco, quindi tagliarla,caricarla in testa e portarla a casa;
2) andare al fiume, alaca o salubro, oppure ad un qualsiasi burrone vicino casa dove scorreva acqua abbondante, lavare i panni, caricarli sulla testa e ritornare a casa;
3) Tornati a casa si metteva una "cardara" a bollire con acqua e cenere, a fianco c'era un grande vaso o giarra, alto un metro e mezzo che si stringeva verso la base, dove era posto un tubetto di scarico. I panni venivano messi in questo vaso, a strati e coperti con un lenzuolo che fungeva da filtro. Su questo lenzuolo si versava il liquido bollente, che poi usciva dallo scarico. I nostri vestiti, ovviamente, non erano delicati, i vestiti di allora erano di lana, filata dalle nostre nonne in casa e "asili" (fibre di ginestra), filate allo stesso modo. Questo processo serviva a dare bianchezza ai panni.
4) Il giorno seguente si faceva ritorno al fiume a risciacquare i panni che poi venivano stesi su pietre e cespugli al sole ad asciugare. A sera si ritornava a casa stanchissimi, ma con panni puliti e bianchissimi e sopratutto senza avere causato danni al sistema ecologico".
Angelo Iorfida chiude il suo articolo dicendo: "il passato è bello perchè noi lo ricordiamo bello, ma vi asicuro che la bellezza sta solo nel ricordo. Ai giovani di oggi raccomando solo una cosa : ricordate la vostra semenza e la vostra storia, la conoscenza del vostro passato vi condurrà verso il vostro futuro".