Si vuole che il primo nome della Calabria fosse stato "Aschenazia" dal suo primo abitatore "Aschenez", nipote di Jafet, figlio di Noe'. Egli sarebbe approdato sulla costa dove ora sorge Reggio Calabria, che, a perenne memoria dell'ipotetico avvenimento, ha intitolato a lui una strada: "via Aschenez ".

29 novembre 2007

A vucàta

Visito spesso il sito Calabresi. net "Calabresi nel mondo". Stamattina ho letto un articolo di Angelo Iorfida dal titolo " La Donna dei miei tempi". Dopo aver fatto una distinzione tra le donne di oggi e quelle "dei tempi" del sig. Angelo, viene descritta una usanza, o meglio viene raccontato come si faceva il bucato o meglio "a vucata".

"Oggi, nell'era tecnologica, basta premere l'interruttore della lavatrice e : voilà; il miraolo si compie, senza sprecare energia fisica, ma solamente elettrica. Le nostre nonne invece, facevano il bucato nel seguente modo:

1) dovevano andare in montagna a raccogliere la legna necessaria per il fuoco, quindi tagliarla,caricarla in testa e portarla a casa;

2) andare al fiume, alaca o salubro, oppure ad un qualsiasi burrone vicino casa dove scorreva acqua abbondante, lavare i panni, caricarli sulla testa e ritornare a casa;

3) Tornati a casa si metteva una "cardara" a bollire con acqua e cenere, a fianco c'era un grande vaso o giarra, alto un metro e mezzo che si stringeva verso la base, dove era posto un tubetto di scarico. I panni venivano messi in questo vaso, a strati e coperti con un lenzuolo che fungeva da filtro. Su questo lenzuolo si versava il liquido bollente, che poi usciva dallo scarico. I nostri vestiti, ovviamente, non erano delicati, i vestiti di allora erano di lana, filata dalle nostre nonne in casa e "asili" (fibre di ginestra), filate allo stesso modo. Questo processo serviva a dare bianchezza ai panni.

4) Il giorno seguente si faceva ritorno al fiume a risciacquare i panni che poi venivano stesi su pietre e cespugli al sole ad asciugare. A sera si ritornava a casa stanchissimi, ma con panni puliti e bianchissimi e sopratutto senza avere causato danni al sistema ecologico".

Angelo Iorfida chiude il suo articolo dicendo: "il passato è bello perchè noi lo ricordiamo bello, ma vi asicuro che la bellezza sta solo nel ricordo. Ai giovani di oggi raccomando solo una cosa : ricordate la vostra semenza e la vostra storia, la conoscenza del vostro passato vi condurrà verso il vostro futuro".

26 novembre 2007

LIBRI: ESCE ''NDRANGHETA' DI ANTONIO NICASO

Reggio Emilia, 26 nov. (Adnkronos/Adnkronos Cultura) - La strage di Duisburg ha riacceso i riflettori sulla 'ndrangheta, organizzazione colpevolmente sottovalutata per decenni. Per la prima volta un libro, "'Ndrangheta" di Antonio Nicaso (edito da Aliberti), svela segreti, intrecci e complotti che legano quanto e' successo nella cittadina tedesca con una faida che da sedici anni uccide uomini e donne, anziani e bambini.

Partendo dalla suddetta strage, l'autore racconta come questa organizzazione, negli anni, sia riuscita ad adeguarsi a tutto, sfruttando le nuove tecnologie e la globalizzazione. ''La 'ndrangheta e' cresciuta soprattutto perche' il legislatore non ha capito o non ha voluto capire la portata di questa organizzazione'' ha spiegato in una lunga e durissima intervista Nicola Gratteri, il magistrato che da vent'anni la combatte, blindato nella procura di Reggio Calabria.

In un percorso a ritroso tra i riti di iniziazione e i capibastone, forzando il muro dell'omerta', scavando tra gli atti di indagine che portano la 'ndrangheta fino ai vertici dei paesi sudamericani e africani, Nicaso sbroglia uno a uno i fili spinati delle 'ndrine, svelandone l'incredibile fatturato di cinquanta miliardi di euro e illustrandone una mappa che le colloca, uniche tra i grandi gruppi malavitosi, in tutti e cinque i continenti.

22 novembre 2007

A Catanzaro si terrà la mostra MIMMO ROTELLA "MADE IN CALABRIA"

In occasione del 3° anniversario della scomparsa del maestro Mimmo Rotella, nella sua città natale, Catanzaro, si terrà la mostra MIMMO ROTELLA " MADE IN CALABRIA" dal 10- 12-2007 al 20-1-2008 Fratelli Verduci arte e curata da Antonio Falbo.


Segnalato da Falbo Antonio

Fonte: Calabresi.net



La passione per il cinema e per quella donna simbolo-desiderio,”Marylin Monroe”, sono per Rotella arte allo stato puro. Egli rivisita la celluloide in chiave archetipica, immortalandola e poi lacerandola sul suo supporto in un linguaggio universale e con la massima efficacia comunicativa. Gli spettatori sono sempre affabulati dalle sue opere, immense nei rimandi all’immaginario collettivo, frecce acuminate per le sensazioni individuali. Rotella cattura il cinema e lo rende immortale con le sue improvvise metamorfosi, col suo stile inconfondibile. Così non è possibile dimenticare o abbandonare, rimuovere un film se lo ha rivissuto, attraverso i manifesti, questo grande artista. Il cinema con lui non è più il mezzo a cui siamo soggetti e che poi inevitabilmente trascuriamo, ma diventa vita, sguardo, attimo da bloccare per riappropriarsene.

I suoi strappi sembrano assumere la forma di una intuizione primordiale, dettata dall’intervento istantaneo della mano e inferti sulla tela con geniale casualità. L’artista creativo in antitesi con l’arte accademica, cerca nelle vie, anche le più nascoste, la cellulosa stampata, materia prima per il suo lavoro. Ha la capacità di donar valore ai manifesti dello spazio urbano massificato, attraverso i suoi Décollages e le affiches: dall’abbandonato, dal gettato, dal dimenticato, ormai destinato alla distruzione immediata, il maestro trae i suoi capolavori. Rotella trasforma il consumismo sfrenato in tracce di presenze archetipiche. Nei primi anni di attività egli fatica a essere compreso ma sarà ricompensato dal successo di pubblico e di critica, grazie all’impegno di un gruppo di intellettuali che, fin dagli inizi, considereranno geniali tali realizzazioni.

Erano gli anni ’50 quando l’artista furtivamente, di notte, lacerava i manifesti di Piazza del popolo, a Roma, sviluppando il nuovo linguaggio creativo che di lì a poco lo avrebbe innalzato tra gli esponenti più illustri del Nouveau Realisme.

Solo nel 1999 Sergio Abramo, sindaco della città di Catanzaro, emana un’ordinanza e autorizza finalmente Rotella a strappare liberamente in tutto il territorio cittadino i manifesti che più riteneva idonei al suo lavoro, riconoscimento tardivo ma necessario alla libertà di espressione di un uomo unico come Rotella.

Dagli anni ’60 agli anni ’80 si compone il nucleo storico del percorso espositivo presentato in questa mostra. Comprende un ampio repertorio di opere grafiche a tiratura limitata, ormai introvabili, da considerarsi gemme, rarità nel mondo collezionistico: effaçage degli anni che vanno dal 1970 al ’73; décollages e sovrapitture anni ’80, comprese opere eseguite in acquatinta e serigrafia. Documentano vent’anni di manifesti Mec-Art; dal movimento al quale nel ’61 Rotella aderisce con Pierre Restany (minuto e arguto critico intenditore di tutte le sue opere), agli anni avventurosi dell’ arresto per uso di stupefacenti, fino alla legittimazione internazionale.

Da quegli anni il suo lavoro è passato al vaglio di mercanti, estimatori e gentil donne di alto rango, fino alla presentazione nella “galleria d’arte del Naviglio” di Milano, guidata dal geniale Carlo Cardazzo, il primo a credere nei suoi “strappi”.

Di quei lavori ne verrano presentati alcuni tra i più significativi. Così ci sarà uno splendido esempio dadaista “Ready made” intitolato Motor oil, che l’artista realizza con la galleria Schwartz; si ammireranno decollages su lamiera che raffigurano i grandi divi Hollywoodiani, tra questi la “donna-angelo”, Marylin Monroe, “Magnifica preda” cinematografica e icona al centro dell’attenzione nelle opere di Rotella.

Le serigrafie e le litografie “Originals Multiples” presenti sono simbolo dell’attenzione rivolta dal maestro agli standard artistici del classico e del figurativo e, nello stesso tempo “contro il logorio della vita moderna” come annuncia l’etichetta Cynar di un suo capolavoro anni ’70, oggi eccezionalmente in mostra.

Il percorso potrebbe avere dell’incredibile e suscitar stupore nell’osservazione di quell’antitesi nella quale risalta l’ordine e il disordine artistico dei manifesti divenuti immortali, non più rimandi cinematografici ma memoria e dissacrazione dell’immagine. Nella sua mente c’è un nuovo spazio aperto dall’amore di un cinematografo, che tanto aveva impressionato il maestro a soli 6 anni. L’originaria passione lo aveva portato a trasgredire: vedeva le nuove pellicole clandestinamente sullo schermo del vecchio “Cinema Masciari”. La memoria, come un filo dipanatore, tornerà continuamente su quelle immagini legate alla sua esperienza infantile e svilupperà il bisogno di rendere immortali quelle visioni per lui statiche.

I Capolavori non possono dunque che essere Made in Calabria, perché è questa la lo Archè, la terra bruzia a cui l’artista è stato sempre legato e a cui ha voluto tornare per sempre. Così a Catanzaro sarà riassunto in un itinerario essenziale ma profondo una parte del lavoro del maestro. In esse prevale la perdita della forma, la linearità è sottratta agli strappi dell’intuito, alla continua ricerca del nuovo, dell’originale, dell’innovativo. Sono un esempio le sovrapitture realizzate negli anni ’80, frutto dell’insoddisfazione verso ciò che il supporto pittorico poteva concedergli. Abbondanza di colore e sovrapposizione sono le caratteristiche di questa tecnica molto originale che dà vita ad uno stravolgimento creativo. Heidegger aiuta a comprendere la grandezza del linguaggio di Rotella se si applica a lui l’affermazione del grande filosofo: “L’invenzione linguistica può consentire al poeta di innescare un’esplosione tale, non meno potente di quella permessa al pittore”. E il maestro è stato un poeta e un pittore nella sua capacità unica di reinventare e potenziare i linguaggi: l’ossessione del nuovo che lo pervade fin dai suoi primi lavori, distorce la forma più vera del disegno e altera l’immagine reale in nuovi prototipi, trasformando così in chiave artistica l’ipotesi heidegerriana dell’attesa da parte dell’artista del nuovo linguaggio; il paragone con Heidegger, ben si configura con l’attività del maestro, assiduo e insistente ricercatore dell’autenticità esistenziale. Credere nel linguaggio artistico e poetico è anche ricercare ed essere sognatori senza mai arrendersi; ed è in quest’ottica che oggi, da attenti osservatori possiamo provare sgomento di fronte ai décollages e ai Ready-made rotelliani riassunti in trent’anni di follia e amore per lo “strappo”.



20 novembre 2007

In Calabria il denaro costa di più



Un prestito? Meglio chiederlo altrove. Le cinque province calabresi sono i posti d’Italia con il costo del denaro più elevato. Fra Cosenza e Trento c’è una differenza del settanta per cento. L’aumento ricade sulle spalle di tutti: famiglie, imprese e pubblica amministrazione.

Catanzaro - Serve un prestito di denaro? Meglio salire in macchina, fare il pieno di benzina, percorrere 1.175 chilometri, arrivare a Trento, intascare la somma e tornare a casa. Sarà anche un po’ più faticoso e apparentemente meno conveniente, considerato il prezzo attuale della benzina, ma in realtà è la scelta più saggia se non per evitare di pagare tassi di intesse più alti del settanta per cento. Lo dice l’Istituto Tagliacarne, che ha vivisezionato i dati della Banca d’Italia sui tassi applicati in 130 province: Cosenza, Vibo Valentia, Catanzaro, Crotone e Reggio Calabria sono, in rigoroso ordine di sconvenienza, i posti d’Italia dove sarebbe meglio non contrarre un prestito a breve termine. In Calabria - riporta il Sole 24 Ore, l’autorevole quotidiano economico-finanziario - un prestito costa il settanta per cento in più che a Trento, Firenze e Bologna. L’anno scorso nella provincia di Cosenza a un credito, da restituire in 18 mesi, le banche hanno applicato un tasso medio del 9,32 per cento; a Trento del 5,46 per cento, quasi quattro punti di differenza. E l’aumento del costo del denaro - si fa rilevare con cura - è ricaduto sulle spalle di tutti: famiglie, imprese e pubblica amministrazione. Ma il motivo? «La situazione è determinata dalle peculiarità territoriali», osserva Corrado Martone dell’Ufficio studi Tagliacarne, contattato dal quotidiano di Confindustria. Poi cerca di chiarire che «nel Mezzogiorno gli affidamenti sono mediamente più contenuti e ciò implica che i tassi sono più elevati», e che un peso importante è rappresentato «dalla diversa articolazione delle banche tra Nord e Sud e della maggiore frammentazione creditizia nel Mezzogiorno ». Valla a spiegare all’imprenditore di Rizziconi, Nino De Masi, agli industriali calabresi o anche alle famiglie calabresi di una terra povera ma dal denaro costoso.
ildomanionline

19 novembre 2007

Energia Eolica: Comitato Calabria no Wind

A chi giova l´eolico?
La Calabria è la regione, secondo l’ultimo rapporto di Terna, la società che si occupa della trasmissione e della distribuzione dell´elettricità a livello nazionale, che si trova in una situazione di surplus, cioè esporta più energia di quanta ne produce, vale a dire, secondo i dati di Terna, il 31 per cento.
Rispetto al 2005 la Calabria ha consumato il 2,7 per cento di energia elettrica in più attestandosi sui 6.566 gigawattora, collocandosi però tra le regioni più “risparmiose”: davanti alla Calabria si collocano solo Valle d’Aosta (1.163 Gwh), Molise (1.625), Basilicata (3.311) e Umbria (6.114).
Se la Calabria Esporta il 31 % di energia che produce, quali potrebbero essere le motivazioni che spingono le istituzioni Comunali e Regionali a chiedere concessioni per impianti Eolici?
Se la nuova produzione di energia pulita sostituisse quella prodotta dale centrali convenzionali, una ragione ci sarebbe, ma così non è.
Allora le ragioni vanno cercate altrove in altri interessi. Il punto è che seppur l´energia eolica è considerata una energia pulita non altrettanto si può dire per l´impatto ambientale, delle mastodontiche torri e del rumore che creano, che è tutt´altro che pulito, cambiano totalmente l´orizzonte visivo.
E se la Calabria è da sempre stata considerata come il Gran Bosco d´Italia, per le sue verdi montagne, oggi rischia di diventare una orrenda selva di tralicci eolici.
Oltre sessanta sono gli impianti, già autorizzati e previsti in tutta la regione e le richieste aumentano di giorno in giorno. Insomma la Calabria, terra dimenticata da tutto e da tutti, diventa l´eldorado Europeo del business del vento. Il criterio di istallazione delle palificazioni è tra le altre cose, molto discutibile, mentre in tutto il mondo si assiste ad impianti ordinati nel loro apparire, in Calabria gli stessi pali sono posti nel disordine più totale, forse alla ricerca disperata di un vento che a volte neppure c´è.
Ma se l´energia a noi calabresi non serve, perchè dobbiamo pagare un costo ambientale così alto? Forse perchè l´eolico da sbocchi e soluzioni ai problemi dell´occupazione? Neanche quello, le pale girano senza l´assistenza dell´uomo e quando accade qualche problema, rilevato dal computer, la manodopoera che interviene è altamente specializzata, mentre la Calabria continua a formare estetisti, parrucchieri ed addetti al cosiddetto office automation.
Niente quindi neanche sul fronte occupazionale, basterebbe questo semplice ragionamento per trarne delle facili deduzioni. Alla Calabria l´energia eolica nuoce, questa è la verità, ci distrugge quel poco di pesaggio naturale che è scampato alla cementificazione selvaggia. Dobbiamo solo prendere atto che ancora una volta la politica non ha fatto gli interessi collettivi, ma solo altri, che a noi non è dato sapere, ma che possiamo, solo, immaginare.

Comitato Calabria no Wind
sostenuto da Calabrialibre

17 novembre 2007

Pino Arlacchi: "La mafia imprenditrice"

Domenica 18 novembre verrà presentato presso Sala Consiliare Comune di Cosenza il libro di Pino Arlacchi "La mafia imprenditrice". Edito per la prima volta nel 1983, è stato un libro di svolta. Ha spazzato via l'alone di rispettabilità che ancora circondava la mafia. Ha messo in luce per la prima volta la natura economica della mafia. Ha sbugiardato l'indulgenza di certa letteratura e influito positivamente sulla legislazione antimafia. "La mafia imprenditrice" viene oggi riproposto e arricchito da una nuova introduzione dell'autore. Un'analisi documentata che ripercorre l'evoluzione del potere mafioso dalla società tradizionale siciliana e calabrese di inizio Novecento al boom del traffico internazionale di eroina negli anni settanta. Se metodi e mentalità rimangono quelli di un tempo, solo più spregiudicati, nuovo è il raggio d'azione che si estende dal traffico internazionale di armi e droga alla gestione delle risorse energetiche, dalla corruzione politica all'appropriazione degli aiuti destinati al terzo mondo. Non più la Sicilia o la Calabria: l'economia globale è ormai la vera roccaforte della nuova mafia. Pino Arlacchi, nato a Gioia Tauro 56 anni fa, è un sociologo di fama mondiale. E' stato sottosegretario generale delle Nazioni Unite, direttore dell'ufficio delle Nazioni Unite per il controllo delle droghe e la prevenzione del crimine, consulente della Direzione investigativa antimafia (Dia) e presidente onorario della Fondazione Giovanni Falcone. Ha insegnato nelle Università di Reggio Calabria, Firenze e Sassari. Attualmente vive a Vienna, dove presiede l'ufficio Onu. Ha pubblicato tra gli altri: Gli uomini del disonore. La mafia italiana nella vita del grande pentito Antonino Calderone (1993) e Addio a Cosa Nostra. La vita di Tommaso Buscetta (1994).
Alla presentazione del libro di Pino Arlacchi "La Mafia imprenditrice" saranno presenti inoltre l'avv. Giacomo Anelli e il Dott. Luigi de Magistris.

14 novembre 2007

La regione Calabria sarà presente alla Borsa mediterranea del turismo archeologico di Paestum con il progetto “Archeo sibarys”.

La Borsa mediterranea del turismo archeologico di Paestum festeggia i primi dieci anni di vita con un ricco programma di conferenze a cui si aggiungono gli importanti appuntamenti della sezione archeoincontri. La manifestazione, che si terrà dal 15 al 18 novembre al Centro espositivo Ariston di Paestum, ha come obiettivo quello di valorizzare destinazioni e siti dei paesi del Mediterraneo, di creare integrazione fra diverse culture, di favorire la commercializzazione di prodotti turistici specifici, di incrementare le opportunità economiche e gli effetti occupazionali. Sono previste conferenze, presentazioni di progetti e tavole rotonde che costituiscono un rilevante momento di approfondimento e divulgazione di temi e problematiche inerenti la fruizione e la valorizzazione del patrimonio archeologico.
Al salone espostivo, dislocato su un’area complessiva di circa 15 mila metri quadrati, saranno presenti circa 200 espositori provenienti da tutto il mondo tra cui, per la prima volta la Libia - paese ospite ufficiale del 2007 -, l’Albania e l’Uzbekistan. L’Enit ha selezionato 90 compratori esteri da Austria, Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Norvegia, Olanda, Russia, Spagna, Stati Uniti, Svezia e Svizzera per favorire a Paestum sabato 17 l’incontro con l’offerta del prodotto turistico archeologico del Mediterraneo.
Protagonsita sarà la Calabria che presentarà il progetto “Archeo sibarys”. “L'assessorato al Turismo calabrese – si legge in un comunicato della Regione - occuperà lo stand 32 della sala Paestum e presenterà un’anteprima del progetto ‘Archeo sibarys viaggio nel mito’, per iniziativa dell'assessore Nicola Adamo, con lo scopo di valorizzare i siti della Magna Grecia attraverso un sistema turistico integrato ad alta valenza culturale-ambientale-turistico. A disposizione dei quindici paesi presenti ci saranno quindicimila metri quadri espositivi, sale conferenze e sale stampa. Una organizzazione capillare che dovrà rispondere alle esigenze di oltre duecento giornalisti accreditati e di 90 buyers internazionali. La partecipazione - conclude il comunicato - della Regione Calabria alla Borsa di Paestum rappresenta una valida opportunità per evidenziare i lavori di ricerca finalizzati alla tutela e alla valorizzazione svolti nel corso degli ultimi anni nella regione e per presentare le testimonianze archeologiche presenti sul territorio, nella consapevolezza che il turismo culturale è un'importante chance da cogliere per lo sviluppo dell'intero territorio”.


13 novembre 2007

"Ma il cielo è sempre più blu": boh...

Ho seguito con molta attenzione la fiction “Ma il cielo è sempre più blu” prodotta dalla Rai e realizzata da Claudia Mori. Come non dar ragione ad Anna Gaetano quando a Primissima, alla presentazione della fiction disse: "Non sono soddisfatta, la fiction non corrisponde alla realtà. Rino non aveva manie di grandezza, non aveva una villa con piscina". "Non avrebbe mai alzato la voce contro il padre", ha aggiunto la sorella e poi: "non era un ubriacone come lo si dipinge”(vedi precedente post).
In effetti penso che si è preferito scegliere di raccontare il personaggio e non la persona Rino Gaetano attraverso una travagliata vita amorosa che è molto lontana dalla realtà vissuta da Rino. Il cantautore calabro-romano viene descritto, soprattutto nella seconda parte, come un dissoluto dedito all’alcool, psicopatico che perde il suo mondo dopo il successo uno che corre dietro la prima gonna, ma soprattutto molto superficiale e poco propenso ai rapporti di amicizia.
Non si è posto affatto attenzione su elementi basilari della breve esistenza di Rino Gaetano; mancano i riferimenti alla sua terra di origine, dove Rino l'estate ritornava sempre, che amava ammirare passeggiando per le zone di Capo Colonna con la sua macchina fotografica a tracolla. Inoltre anche i genitori sono stati rappresentati slegati dalla Calabria, la mamma sembra che parli siciliano e il padre napoletano, ma sono entrambi crotonesi. Il rapporto col padre, descritto come padre-padrone, in realtà non è stato altro che uno scontro generazionale di quelli che abbiamo avuto tutti.
Voglio concludere riportando quanto detto dal regista in occasione della presentazione della fiction che fanno comprendere ancor di più il fatto che di positivo nella messa in onda della fiction c'è solo l'aver fatto arrivare Rino Gaetano nelle case di tutti gli italiani. A mio avviso il successo di pubblico non è dovuto al film in quanto tale, ma sicuramente alla persona e all’artista Rino Gaetano.
Il regista Marco Turco, nel tentativo di smorzare le polemiche scaturite in occasione della presentazione della fiction disse, tra l'altro: "Noi raccontiamo la storia di un immigrato che all'inizio viveva in un seminterrato e che, alla fine della sua carriera, si compra una villa. Nella realtà si trattava di una casa in campagna, ma visivamente si racconta come una villa con piscina. Abbiamo raccontato la forza di Rino Gaetano, il suo essere un giovane anti-eroe. Infine, gli scontri con il padre, in quegli anni tutti avevano conflitti con il proprio padre, siamo nel '68".


9 novembre 2007

"Calabria Felix"

"L'estro e la poetica del vero nelle opere degli artisti calabresi tra la fine dell'ottocento e la prima metà del novecento".


Galleria d'arte Verduci via Duomo,18 Catanzaro
Catalogo 100 pag. a colori a cura di Antonio Falbo
dal 8 novembre al 8 dicembre 2007


Questa mostra intende creare un itinerario sinottico e appercettivo che privilegi la fruizione dello spettatore, in primis attraverso una visione emozionale delle opere e, in secundis, un orientamento storico-estetico. Un quadro, una scultura acquisteranno così a pieno il messaggio in esso insito, del percorso narrativo voluto dall'artista. Si vuol rammentare a questo proposito, che la percezione di massa dell'opera assume caratteristiche contemplative e offre la lettura facilitata attraverso la realtà, il racconto e il commento. Si intende far individuare, con chiarezza, allo spettatore la forte connotazione ermeneutica; per questo è stata strutturata in modo da consentire una diretta lettura delle opere e un momento stimolante di riflessione e valorizzazione della storia della Calabria.
"Chi visiterà la mostra apprezzerà gli sguardi angosciati d’uomini o donne, figli, padri, madri, sedie, finestre piene di luce, paesaggi assolati, rughe e angoli di vita quotidiana, sculture di angeli - bambini e le tecniche pittoriche, studiate o rielaborate istintivamente, dai singoli artisti tra Parigi e il Sud Italia. La Calabria e il Mediterraneo sono evocati con i loro colori, odori, sapori.
Questa mostra intende creare un itinerario sinottico e appercettivo che privilegi la fruizione dello spettatore, in primis attraverso una visione emozionale delle opere e, in secundis, un orientamento storico-estetico. Un quadro, una scultura acquisteranno così a pieno il messaggio in esso insito, del percorso narrativo voluto dall’artista. Si vuol rammentare a questo proposito, che la percezione di massa dell’opera assume caratteristiche contemplative e offre la lettura facilitata attraverso la realtà, il racconto e il commento. Si intende far individuare, con chiarezza, allo spettatore la forte connotazione ermeneutica; per questo è stata strutturata in modo da consentire una diretta lettura delle opere. Mi auguro, infine, che la fruizione di queste opere diventi un momento stimolante di riflessione e valorizzazione della storia della Calabria".

Artisti: Luigi Amato, Giuseppe Benassai, Antonio Cannata, Francesco Cristini, Salvatore Falbo, Rubens Gariani, Francesco Jerace, Gaetano Jerace, Vincenzo Jerace, Francesco La Monaca, Ignazio Lavagna Fieschi, Antonio Marasco, Achille Martelli, Salvatore Petruolo, Francesco Carlo Lindoro Santoro, Nicola Simbari, Achille Talarico. Curatore della mostra: Antonio Falbo.


Mons. Bregantini lascia Locri

"Per obbedienza sono venuto e per obbedienza parto": così mons. Giancarlo Maria Bregantini, per 13 anni vescovo di Locri, ha accolto la sua nomina a nuovo arcivescovo di Campobasso.
Un addio carico di rabbia, passione, lacrime, proteste, raccolte di firme da parte di chi c'era e anche da parte di chi non ha potuto assistere di persona all'ultimo atto di un vescovo così amato. Alcuni cittadini sono decisi a non abbandonare la lotta; l'ex presidente della Confindustria calabrese, Filippo Callipo, per esempio ha annunciato addirittura "uno sciopero della messa". Comprerà pagine nei giornali per invitare i calabresi a lasciare le Chiese vuote questa domenica.
Di fronte al dolore manifestato dalla gente di Locri per la sua partenza, Bregantini dice che "é un reciproco dispiacere, perché obbedire non è mai facile e sempre eroico. Voglio però cercare di rasserenare gli animi, che molto di quello che ho insegnato loro è stato maturato insieme, con i giovani e con i collaboratori, cresciuti ormai fisicamente e spiritualmente. E, quindi, molte volte la mia voce era la loro voce, che io ho soltanto raccolto. Loro restano qui, ma hanno imparato un metodo, lo vivranno comunque e sempre intensamente e saranno quindi capaci, ne sono certo, di viverlo nella fede di Dio e con colui che verrà a sostituirmi".
"Porto con me quello che ho con voi e da voi imparato, e lascio a voi ciò che ho seminato". E' uno dei passi della riflessione letta nella basilica cattedrale di Locri durante la funzione religiosa; "non è facile parlarvi - ha proseguito Bregantini - voi che siete il profumo della Locride, sappiate che chi semina nelle lacrime raccoglierà nella gioia".
Dopo la cerimonia religiosa Bregantini ha incontrato i giornalisti dicendo:
"Non sono mai stato né un eroe, né un vescovo anti 'ndrangheta, ma ho solo dato voce alle parole dei fedeli. Sono convinto che la mia partenza dalla Locride sia simile ad un albero potato ma non tagliato. Un albero che se sara' bene innestato darà frutti ancora più rigogliosi. La gente della Locride però non ha solo bisogno di buoni samaritani o di olio consolatorio, ma anche di buoni seminatori". Bregantini ha anche parlato dei suoi rapporti con la politica. "Con il mondo della politica - ha detto - ci siamo spesso incrociati, stimati e talvolta incompresi, ma mai nelle mie omelie ho usato parole dure e dirette contro la politica perché non sono un antipolitico. Semmai ho lanciato dei segnali frutto delle parole che mi venivano riferite dalla gente. Devo dire che la politica non sempre riesce a cogliere questi segni con la stessa velocità della chiesa e si sente forse sorpassata",
"Mi rivolgo con cuore evangelico ai fratelli deviati dalla mafia perché la misericordia di Dio non si scandalizza del peccato. Anzi Gesù si ferma proprio nella casa di Zaccheo perché non è bloccato dai pregiudizi della gente, né dall'orrore del male compiuto da quest'uomo e va in cerca della pecorella smarrita. Fate ritorno alla pace di Dio, nelle vostre famiglie, con azioni di coraggio e di perdono, vero profumo per i nostri paesi, rinunciando apertamente alla disonestà in tutte le sue forme perché siete chiamati a più nobile bellezza".
Mi è piaciuto molto il ritratto fatto da Giuseppe Baldessarro su repubblica.it; ecco alcuni passi.
"La 'ndrangheta è una società apparentemente forte, ma all'interno è fragilissima per cui la si deve svuotare agendo tra la gente in maniera da dimostrare quanto è ridicola e stupida". Giancarlo Maria Bregantini, vescovo di Locri , da oggi nuovo "pastore" di Campobasso, conosce bene le dinamiche del fenomeno mafioso calabrese.
Le ha imparate nei 13 anni passati nella provincia di Reggio Calabria. In uno dei territori più violenti e depressi d'Italia.
Un uomo di Chiesa che ha saputo "sporcarsi le mani", parlando di lotta alla mafia in maniera concreta. Lo si incontrava spesso in giro per la Diocesi. Amava partecipare alla vita delle parrocchie, sapere e conoscere. I familiari delle vittime della mafia erano di casa nei suoi uffici, come pure lo erano le tante madri e sorelle di mafiosi. "Nessun escluso mai", amava dire.
E lo diceva con i fatti. Partendo dai bisogni della gente, aveva dato vita alle cooperative di lavoro in Aspromonte. Nelle Serre della cooperativa del Bomanico, a pochi chilometri da San Luca, lavoravano anche alcuni ragazzi parenti di mafiosi, e quando qualcuno glielo faceva notare, a fronte dei tanti disoccupati calabresi con lo stesso bisogno di un impiego, lui replicava duramente: "E' così che si combatte la 'ndrangheta, levandogli la terra attorno".
Prete tosto Bregantini, aveva invitato i parroci a non cresimare le persone che si presentavano all'altare con un padrino mafioso. E dopo la strage di Duisburg era stato nelle case di San Luca a dire alle donne di ribellarsi "perché quelli che finiscono ammazzati sono i vostri figli, mariti e fratelli"
Dopo l'eccidio di Ferragosto in Germania chiese ed ottenne per quelle sei vittime della faida i funerali pubblici. Poi un mese dopo è andato a Duisburg e si è inginocchiato davanti la pizzeria teatro della strage. Senza clamori. Parlava alla gente della pochezza e della miseria della mafia. Parlava pubblicamente della "massoneria e dei colletti bianchi che nutrono e si nutrono di 'ndrangheta". Ed erano frustate anche contro i governi ed i politici: "Inadeguati a rappresentare i bisogni della gente". Prete fastidioso Giancarlo Maria Bregantini. Scomodo per i pochi forti, indispensabile per i molti deboli.

6 novembre 2007

Lamezia Terme - Internet senza fili in aeroporto

LAMEZIA TERME - L’aeroporto di Lamezia Terme si dota del sistema wireless.
I passeggeri in transito, d’ora in poi, possono usufruire del servizio di connettività senza fili che consente di navigare su internet e scaricare la posta elettronica sul proprio notebook, smartphone o palmare.
Il servizio, accessibile nell’aerostazione passeggeri, è stato attivato da Linkem: azienda leader nel settore del wireless, che in questi anni ha dedicato particolare attenzione alle esigenze degli utenti aeroportuali.
Linkem offre infatti il wi-fi in tutta Italia con una rete di «hotspot» collocati in location prestigiose (oltre agli aeroporti anche porti, hotel, aree di servizio autostradali, centri congresso) dove manager, viaggiatori e turisti possono godere dei vantaggi della banda larga senza fili.
Lamezia si colloca così al pari degli scali di Roma (Fiumicino), Milano Linate, Malpensa, Torino, Venezia, Verona, Brescia, Genova, Trieste, Catania e Palermo, nonchè nelle sale vip Alitalia.
«Il wi-fi in aerostazione - spiega il presidente di Sacal Eugenio Ripepe – risponde all’obiettivo non più differibile di assicurare ai passeggeri e a quanti comunque frequentano l’aerostazione un servizio di chiara importanza e oramai irrinunciabile».

Fonte: Gazzetta del sud


5 novembre 2007

"Al via la rassegna Arti Meridiane Lab"

Fino a dicembre in scena le più interessanti personalità ''meridionali''.


Teatro, cinema, musica e non solo nell'iniziativa organizzata dalle tre università della Calabria. Tra gli eventi gli spettacoli di Pirrotta e Scaldati; l'omaggio a Coppola e le immagini vagabonde dei film di Ciprì e Maresco.

Roma, 3 nov. (Ign) - Al via Arti Meridiane Lab, un progetto di spettacoli e laboratori di teatro, cinema, video, musica e danza organizzata dai tre Atenei della Calabria, Università degli Studi della Calabria, Magna Graecia e Mediterranea - a Cosenza, Catanzaro e Reggio Calabria.

Fino a dicembre alcune tra le più interessanti figure e personalità della scena 'meridionale' che hanno portato alla ribalta il ruolo del sud, la cultura, le lingue, le problematiche a esso legate entreranno nei tre poli didattici, per costruire, nell'arco di due mesi, un grande cantiere di cultura, idee, progettualità in tutte le discipline dello spettacolo, in un esperimento senza precedenti negli atenei italiani. L'iniziativa è a cura di Valentina Valentini, coordinatrice del progetto, Renato Nicolini e Tullio Barni.

Alcuni importanti debutti nazionali e laboratori sul linguaggio teatrale saranno affidati ad autori come Vincenzo Pirrotta - 'Le forme del narrare nelle tradizioni popolari mediterranee' (29 ottobre -5 novembre) e Trilogia della Zisa (i tre spettacoli si terranno il 6,7,8 novembre rispettivamente a Cosenza, Catanzaro, Reggio Calabria); Franco Scaldati metterà in scena 'Occhi" (8 novembre a Cosenza) e il Mana Chuma Teatro di Salvatore Arena e Massimo Barilla con '70 volte sud', parte del progetto-trilogia 'A sud della memoria" (16 e 21 novembre). Per la danza è stato invitato il duo Abbondanza-Bertoni con lo spettacolo 'Polis' (19 novembre a Catanzaro e 20 novembre a Cosenza) e un laboratorio sull'Essere Scenico condotto da Michele Abbondanza (21-24 novembre a Catanzaro).

Incontri, rassegne e laboratori cinematografici ripercorreranno l'esperienza dell'Italianamericandream/Cinema migrante con l'esperienza di Coppola e della sua famiglia di 'emigranti di successo' (5 novembre, 26-29 novembre) e del Cinema Migrante con film di Scimeca, Correale e Farfariello (7 novembre).

Il cinema del teatro è il titolo della rassegna video sulle produzioni dei Teatri Uniti (29-31 ottobre) che si concluderà con un incontro con i suoi animatori. Cinico Jam Session proporrà il cinema nomade di Ciprì e Maresco e sarà l'oggetto di un'antologia video e di tre lezioni-laboratorio con Franco Maresco e Pippo Bisso sulle Immagini 'vagabonde' (13-14 - 15 novembre). Opere provenienti o ispirate al sud del mondo costituiscono il piatto forte della rassegna video Sud Terrae Limen a cura di Vincenza Costantino e Andrea Lissoni (19 -28 novembre).

Genius Loci, in collaborazione con l'Accademia di Belle Arti di Catanzaro, propone una rassegna di opere video di autori giovani e affermati che hanno come sfondo, paesaggio, immaginario, storie, figure, memorie, temi e linguaggio ispirati al genius loci del sud Italia (19-24 novembre).

La sezione dedicata alla musica, vedrà due lezioni-concerto di Giovanna Marini (12 e 13 novembre); due incontri tra cori di varie provenienze e esperienza (14 e 15 novembre) e una conferenza-concerto intitolata 'Su concordu 'e santarughe' di Santulussurgiu (il 13/11). Un seminario coordinato da Massimo Privitera e Egidio Pozzi su La civiltà nella canzone è previsto per il 15 e 16 novembre

A dicembre concluderà il programma della prima edizione di arti meridiane lab. il seminario coordinato da Roberto De Gaetano, 'Sul limite come 'operatore estetico' e quello coordinato da Michele Trimarchi, 'Mercati e politiche per lo spettacolo'.



"Dopo Pascaletti una mostra sull'arte sacra"

L'indubbio consenso di pubblico della mostra dedicata al pittore del '700 Giuseppe Pascaletti, inaugurata nei giorni scorsi al San Domenico e aperta fino a gennaio,spinge a saperne di più e a porre qualche domanda a chi ne ha curato, con rigore scientifico e competenza professionale, la realizzazione. Si tratta di Giorgio Leone, noto storico dell'arte, docente all'Università della Calabria, ricercatore in forze alla Soprintendenza per il patrimonio artistico, storico ed etnoantropologico del Lazio.
Il suo lavoro di ricerca solitamente si appunta sull'universo pittorico calabrese, cosiddetto "minore" del '600-'700, perché testimonia e documenta un clima sociale e culturale regionale ancora tutto da indagare, per scoprire e portare alla conoscenza di un più ampio pubblico autori e personalità artistiche non ancora pienamente valorizzati, su cui la storiografia moderna non s'è ancora adeguatamente soffermata.
Come si è delineato il percorso che ha portato alla realizzazione di questa mostra su Giuseppe Pascaletti?
«Il progetto è stato sviluppato soprattutto con i miei allievi che hanno schedato la maggior parte delle opere di Pascaletti in catalogo e ne hanno seguito le fasi, anche quelle delicate dell'allestimento della mostra e dei trasporti, guidati dalla dottoressa Rosanna Caputo. Un'esperienza che,al di là della didattica, può risultare veramente importante per creare anche il futuro lavorativo».
La mostra è frutto di sinergie e di collaborazioni, di lavoro congiunto di studiosi e professionisti settoriali con un obiettivo comune: la riuscita e l'unitarietà dell'operazione culturale. Puoi parlarcene?
«Ho trovato "compagni di viaggio" veramente bravi e importanti. Importante è stato il confronto con il professor Luigi Magli, direttore artistico della mostra, il professor Antonio Pujia, che l'ha allestita, nonché con Evelina Rizzo e Giovanna Natalia Costanzo della Sinopia srl, che hanno curato la revisione e la movimentazione delle opere. Professionalità di alto livello che danno concretezza alla speranza di una Calabria attiva nel settore. Spesso in Calabria si sente ripetere che in alcuni campi le professionalità sono da richiedere altrove: questa mostra è tutta calabrese!!! Un vanto».
Chi è il pittore Giuseppe Pascaletti? Quali sono le peculiarità distintive della sua opera?
«Pascaletti è figlio del suo tempo. Denota un carattere settecentesco e un'adesione forte a tematiche aggiornate, permettendo alla cultura calabrese del periodo, di poter apprezzare soluzioni formali diverse da quelle cui era avvezza. Certamente sostenuto da una tecnica pittorica eccellente, diffonde anche iconografie nuove e moderne. Egli, però, diventa un'esponente della nuova devozione calabrese, creando un'immagine devota di riferimento fatta di delicatezza e dolcezza. A livello stilistico la sua cifra è veramente chiara: un fare delicato e a volte bamboleggiante di facile comprensione e chiaramente di grande affezione».
Quale valore assume oggi questa ricognizione conoscitiva effettuata sull'opera e sulla figura artistica dell'autore?
«Ritengo che sia ancora presto per rispondere a questa domanda. Generalmente lavoro senza pormi traguardi. In questo caso, però, uno lo accarezzo: cioè riuscire a far conoscere questo pittore oltre il Pollino, specialmente a Roma, dove ci sono molti dipinti che, schedati come anonimi o ignoti allievi di Sebastiano Conca, credo possano essere dati a Giuseppe Pascaletti. A Palazzo Altieri c'è un ritratto di cardinale che si apparenta moltissimo al suo stile, così come al Quirinale un San Sebastiano. Senza conoscenza approfondita, però, è difficile dire qualcosa in più».
L'assessore Sandro Principe nella serata inaugurale ha auspicato uno spostamento a Roma della mostra; un ritorno, carico di rimandi simbolici, nella città che ha ospitato il pittore per un ventennio, favorendone la crescita e la maturazione artistica. Puoi darci, in merito, ragguagli più precisi?
«Tra gli intenti dell'onorevole Principe c'è quello di portare la Calabria fuori dalla Calabria, idea che condivido pienamente. Speriamo che ci riesca perché se ne ha veramente bisogno».
La prossima mostra curata da Giorgio Leone ci riguarderà ancora da vicino come lametini?
«Un'idea sulla quale si sta lavorando assieme all'assessore ai Beni e alle istituzioni culturali di Lamezia, la professoressa Giovanna De Sensi Sestito, è di presentare in questo bellissimo spazio espositivo che è il Complesso monumentale di San Domenico, credo secondo solo al San Giovanni di Catanzaro, una serie di mostre sull'arte della diocesi di Nicastro».
Cosa verrà proposto?
«Si vogliono creare momenti di riflessione su aspetti del tutto inediti, come la produzione della ceramica, la presenza di importanti opere medioevali e infine una ricognizione sull'arte nell'intera diocesi della quale, chi da tempo mi segue, sa che ci sono novità importanti e sorprendenti».

Ecco chi è questo artista del Settecento considerato "minore"
Da Fiumefreddo parte a Napoli con biglietto di andata e ritorno

Giuseppe Pascaletti, nato a Fiumefreddo Bruzio in provincia di Cosenza, nel 1699 dopo un presumibile apprendistato svolto nella sua regione d'origine e a Napoli, si trasferì a Roma attorno al 1727, dimorandovi per oltre un ventennio. Nella città pontificia fu membro dell'Accademia dei Virtuosi del Pantheon e frequentò diverse personalità di spicco tra cui Sebastiano Conca (1680-1764), massimo esponente della cultura meridionale a Roma e che tenne "scuola" a Palazzo Farnese.
Del clima classicistico romano Pascaletti, ritornato in Calabria, fu il maggior esponente realizzando numerose pale d'altare per chiese e confraternite, riproponendo i modelli romani antichi e moderni, alla stregua di quanto un secolo prima aveva fatto il Sassoferrato (1609-1685) coniugando le istanze artistiche a quelle della devozione.
La mostra a cura di Giorgio Leone ha l'intento di mettere in luce l'opera del pittore calabrese pressoché sconosciuta, rilevandone l'intreccio di relazioni con quanto contemporaneamente avveniva sia nel Regno meridionale che a Roma. Il percorso espositivo che prevede circa quaranta dipinti, si divide in due sezioni: la prima, dedicata a dipinti napoletani e romani presenti in Calabria - tra cui si segnalano straordinarie tele di Paolo de Matteis (1662-1728), Sebastiano Conca e Corrado Giaquinto (1703 -1766); la seconda, alle circa trenta opere del Pascaletti. Tra i lavori più importanti del pittore, alcuni dei quali realizzati a Roma, si ricordano la pala della Pieve di Sestino, in provincia di Arezzo, il bellissimo Ritratto di Marcantonio Colonna del Museo Correale di Sorrento, in provincia di Napoli e la tela con la Sacra famiglia della chiesa del Ritiro di Rende, in provincia di Cosenza.
Fonte: gazzettadelsud.it

3 novembre 2007

Albano Carrisi: un concerto per Riccardo Pio


Un concerto di beneficenza, questa sera al palazzetto dello sport di Catanzaro, perché “la vita ha diritto alla vita”. Albano Carrisi ed Agazio Loiero, presidente della Regione Calabria, hanno presentato così, in una conferenza stampa, la manifestazione di questa sera a favore del bambino calabrese Riccardo Pio D’Avanzo, affetto dalla “Sindrome di West”, per il quale è scattata una autentica gara di solidarietà in tutto il Paese. Il bambino ora si trova in una clinica specializzata
della Florida, grazie all’aiuto di Albano e della Regione Calabria, che ha stanziato una parte dei fondi necessari per le costosissime cure. Incontrando i giornalisti, Albano si è detto “felice di questa iniziativa, anche se gli eroi sono da un’altra parte. Io ho voluto dare un contributo umano e non solo, anche perché non potevo girare la testa da un’altra parte dopo aver conosciuto questo caso”. Il cantante pugliese aveva incontrato la madre di Riccardo Pio nel corso di una tournee in provincia di Cosenza. “Questa donna - ha detto Albano - con tanto coraggio e con altrettanta determinazione mi ha raccontato il suo dramma. E lo ha fatto con un sorriso, un sorriso che voleva dire voglio salvare mio figlio. Da allora questa situazione è diventata un pò anche mia”. Albano si è poi complimentato con Loiero e con il suo staff, per la celerità con cui è stata affrontata questa vicenda. Il presidente della Regione Calabria ha ringraziato Albano ed ha invitato tutti i calabresi a partecipare questa sera al concerto. “Quella di Albano è una grande prova di solidarietà - ha detto Loiero - e di concerto in concerto ha raccolta una cifra importante destinata alle cure del piccolo Riccardo Pio. Tutti insieme possiamo e vogliamo fare di più per consentire a questo bambini di completare il ciclo delle cure”. Il leader del movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, da cinque mesi è tra i promotori e sostenitori della campagna umanitaria a favore del piccolo Riccardo Pio, ha espresso grande soddisfazione e apprezzamento per l’iniziativa del cantante Albano e del presidente della Regione, Loiero, e per la generosa risposta
di molti calabresi che rappresenta il vero volto della Calabria, quello della solidarietà e dell’impegno civile e umanitario. La famiglia del piccolo (giovani genitori entrambi disoccupati che vivono a Spezzano Albanese, in provincia di Cosenza) - afferma Corbelli -
è molto povera, e non ha i mezzi finanziari per pagare i costi di questo viaggio della speranza: occorrono 300 mila euro all’anno, per tre anni. La madre del bambino, Giulia, agli inizi di maggio si era rivolta al leader di Diritti Civili chiedendo di aiutarla a salvare il suo piccolo figlio. Immediata è stata la risposta e la mobilitazione di Corbelli che va avanti ininterrottamente da più di cinque mesi. Il leader di Diritti Civili oltre a devolvere, per questo bambino, parte della sua indennità di consigliere provinciale, promuovere iniziative, fare appelli, sensibilizzare le istituzioni, ha anche partecipato, nell’agosto scorso, invitato
dal sindaco, Gaetano Cistaro, e dalla locale amministrazione comunale, a Guardia Piemontese alla notte bianca dei bambini durante la quale è stata organizzata una raccolta fondi a favore del piccolo Riccardo Pio, presente alla serata insieme ai suoi genitori. Corbelli nel corso di questi mesi ha discusso del caso di questo bambino con il governatore calabrese. “Il presidente Loiero - aggiunge Corbelli - si è subito attivato per aiutare concretamente il piccolo Riccardo Pio. Il governatore ha fatto molto per questo caso umanitario. La straordinaria gara di solidarietà a favore del piccolo Riccardo Pio che spontaneamente continua ad essere promossa in tanti paesi e
città della Calabria da parte di molti calabresi, anche di un personaggio famoso in tutto il mondo,
come il calciatore Rino Gattuso, dimostra qual è il vero volto di questa regione: quello della solidarietà, della grande umanità di questa gente. E soprattutto insegna quali sono i problemi veri, di gente povera e sfortunata, di cui bisogna occuparsi. Adesso a coronamento
di questa bellissima campagna umanitaria ci sarà il concerto di Albano. La Calabria ha scritto una
bellissima, indelebile, esemplare pagina di solidarietà. Bisogna dire grazie a tutti quelli che hanno dato anche solo una piccola offerta per sostenere questo viaggio della speranza di Riccardo Pio”.



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