Si vuole che il primo nome della Calabria fosse stato "Aschenazia" dal suo primo abitatore "Aschenez", nipote di Jafet, figlio di Noe'. Egli sarebbe approdato sulla costa dove ora sorge Reggio Calabria, che, a perenne memoria dell'ipotetico avvenimento, ha intitolato a lui una strada: "via Aschenez ".

29 febbraio 2008

Calabria: Amore ed Odio

Desidero, ed è la prima volta che lo faccio, pubblicare un commento lasciato da Maria Angela ad uno dei tanti post in cui parlo di De Magistris. Maria Angela cura un blog "Diaframmi Crotone" che ritengo molto interessante e che ovviamente è presente nel mio blogroll.
Ecco cosa ha scritto Maria Angela:

"Carissimo Pino,
come sempre sei impeccabile nel riportare le notizie.
Permettimi però di dirti una cosa: ho 31 e vivo da sempre in Calabria. Quel che ha detto De Magistris per me non è uno scoop o una novità.... la nostra realtà è questa e tutti la conosciamo e tacitamente "l'accettiamo".... e credimi.... per quanto uno cerchi in tutti i modi di opporsi o lottare, il muro contro cui ti scontri è duro da abbattere.... quindi o ti adegui e "ti unisci a loro" o nel tuo piccolo cerchi di fare altro senza "intaccare altro".... è sempre tutto molto difficile....questo uno dei principali motivi per cui le cose non vanno mai avanti e molti di noi "rinunciano ad una battaglia persa in partenza" e vanno via....e questo è anche uno dei motivi per cui la Calabria per quanto si possa amare allo stesso si odia...è frustrante sentirsi impotenti perchè per quanto tu possa lottare arrivi sempre al capolinea oltre il quale non ti è concesso andare....fidati....
Buona giornata,
Maria Angela"

11 febbraio 2008

Michele Placido regala una struttura a San Luca

di Emanuele Amoruso

San Luca ha un teatro. A donarlo alla cittadina preaspromontana della Locride e' stato Michele Placido, coinvolto sin dall'estate scorsa nel progetto voluto dalla Prefettura di Reggio Calabria all'indomani della strage di Duisburg, in cui sei persone furono uccise, il giorno di Ferragosto, nell'ambito della faida che si trascina da anni.

Quei giorni drammatici, adesso, sono alle spalle e San Luca guarda avanti, grazie anche all'impegno di Placido che ha regalato un vero e proprio teatro con 90 posti a sedere a San Luca approfittando dello spazio esistente nella scuola media.
L'attore ha fatto arrivare il palco, il sipario e tutta la strumentazione necessaria.
Non solo. A San Luca ha aperto anche quattro corsi, due di recitazione e due di illuminotecnica e scenografie, destinati ai ragazzi delle scuole elementari e medie. Ed e' un successo di partecipazione.
I corsi sono sostenuti da due attori che con Placido lavorano al teatro di Tor Bella Monaca (Roma), Andrea Ricciardi e Marica Gungui, mentre i corsi 'tecnici' sono tenuti dal primo direttore di scena donna dei tutti i teatri italiani, Anna Maria Baldini e da Vincenzo Sorbera. Questi ultimi hanno anche affittato un appartamento a San Luca.
Il 'Progetto San Luca', infatti, oltre che sull'aspetto culturale punta anche a fornire un'opportunita' di formazione nel lavoro per i ragazzi di San Luca.
Placido, che nel fine settimana e' stato a San Luca per l'inaugurazione del teatro, e' rimasto entusiasta dell'accoglienza ricevuta ed ha ribadito l'importanza di dare attenzione agli studenti allo scopo di lanciare il messaggio che anche nelle zone martoriate del sud cambiare si puo' e si deve non solo con l'apporto di contributi esterni, ma anche con l'apporto di chi vive in loco.


5 febbraio 2008

La sanità che funziona: trapianto di rene agli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria

In questi giorni in cui i media parlano e mettono in risalto, a ragione, la "malasanità" in Calabria, ritengo opportuno pubblicare una notizia letta su Strill.it riguardo la Sanità che funziona in Calabria, invitandovi a sottoscrivere la petizione a fine post.


"C'è anche una Sanità che funziona ed è proprio dietro l'angolo.

Presso gli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria è stato eseguito un trapianto di rene da vivente.

Un intervento che ha impegnato il dottor Cozzupoli, l'intera equipe del reparto di Urologia tra i quali il dottor Pasquale Veneziano, presidente dell'Ordine dei Medici di Reggio, ma anche di altre strutture, per alcune ore

Pur non essendo la prima volta che presso gli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria si effettua un intervento di tal genere, si tratta di un'operazione di grande significato per l'intero comparto calabrese. Gli ospedali di Reggio, infatti, sono gli unici in Calabria ad essere autorizzati ai trapianti da vivente.

Dal punto di vista umano, l'operazione, diretta dal dottor Cozzupoli, assume una valenza ancor più grande dato che il trapianto è avvenuto da fratello a fratello, l'uno ricoverato nel reparto di Urologia, l'altro in quello di Nefrologia: il ricevente è un uomo sui 40 anni.

Nelle prossime ore potrebbe essere effettuato un altro trapianto: si è infatti in attesa di un rene espiantato a Cosenza.

Esiste quindi anche una Sanità che funziona, si tratta di una realtà vicina che merita anch'essa, come la malasanità, la prima pagina".
Claudio Cordova


Aiutaci a “salvare” i cittadini di Vibo Valentia dalla malasanità!

http://www.petitiononline.com/asl8vibo/petition.html


1 febbraio 2008

Giangùrgolo

Oggi quando si parla di maschere si pensa in primo luogo al Carnevale e qualche volta ai burattini. Tra la seconda metà del Cinquecento e soprattutto nel Seicento, epoca della “Commedia dell’Arte”, le maschere dominavano i palcoscenici dei teatri. In quel periodo il teatro si poneva al centro della vita sociale e culturale e le maschere rappresentavano o una determinata classe sociale o una regione d’Italia; si pensi a Pulcinella, Pantalone, Colombina, Balanzone. Tra queste maschere divenne famosa in quel periodo anche quella rappresentativa della Calabria, Giangùrgolo, tenuta in grande considerazione al punto da essere rappresentata nei teatri di tutta Italia. La caratteristica principale che lo ha reso famoso e che lo distingue dalle altre maschere, è insita nel nome stesso; la fame, l’ingordigia, l’avidità insaziabile di cibo. Infatti, Giangùrgolo dal punto di vista etimologico vuol dire “Gianni-Golapiena” o “Gianni-Ingordo”; per soddisfare questa avidità è disposto a tutto, a fare diversi mestieri, ad arraffare e persino a rubare quando gli capita la buona occasione.
Secondo molti studiosi, la maschera di Giangùrgolo rappresentava una parodia dei vari signorotti che avevano spadroneggiato in Calabria. E’ nata dal desiderio di mettere in ridicolo questi signorotti stravaganti, millantatori e vanagloriosi che nel voler imitare gli atteggiamenti degli ufficiali spagnoli, cadevano spesso nel ridicolo. Infatti, dal suo comportamento e dal suo modo di parlare, Giangùrgolo appare un nobile principe ricco, spavaldo, che incute timore e rispetto, mentre nella realtà è tutto il contrario; vanaglorioso e fifone che cerca in tutti i modi di defilarsi e svignarsela davanti all’avversario temerario. Giangùrgolo è anche un galante corteggiatore capace di rivolgersi con toni languidi dinanzi ad una bella fanciulla; tuttavia nel ruolo di corteggiatore cade spesso nel ridicolo, col risultato di venire deriso e schernito dalle donne corteggiate, a causa della voce stridula e del suo aspetto fisico sgraziato oltre che del naso lungo e grosso.
Giangùrgolo porta sul volto una mascherina rossa con un nasone di cartone, in testa un alto cappello a forma di cono, di colore rosso, con una fascia rossa e gialla; il suo abbigliamento era costituito da una camicia bianca molto larga e senza colletto, un collettone bianco alla spagnola tutto pieghettato, un corpetto rosso e un giubbone a righe gialle e rosse con polsini bianchi merlettati, un larghissimo pantalone a strisce rosse e gialle allacciate sotto le ginocchia, scarpe di vernice nera con fibbia, cinturone e un lungo spadone con bandoliera.
Purtroppo la maschera di Giangùrgolo oggi rimane solo un ricordo presente in qualche ricerca scolastica o in rarissime rappresentazioni teatrali. Dovrebbe a mio parere avere maggior spazio e maggiore considerazione non solo a livello locale ma anche a livello nazionale.