Si vuole che il primo nome della Calabria fosse stato "Aschenazia" dal suo primo abitatore "Aschenez", nipote di Jafet, figlio di Noe'. Egli sarebbe approdato sulla costa dove ora sorge Reggio Calabria, che, a perenne memoria dell'ipotetico avvenimento, ha intitolato a lui una strada: "via Aschenez ".

27 novembre 2008

Arghillà: il carcere fantasma




Trecento posti, struttura all’avanguardia, laboratori per le attività lavorative interne, campi da calcio, aree verdi per quello che sarebbe dovuto essere un modernissimo carcere di massima sicurezza.


Ma Ad Arghillà, zona collinare a nord di Reggio Calabria, il carcere - di fatto completato - non è mai entrato in funzione.


Il costo dell’opera ammonta a 16 mln di €. La cifra, secondo i sindacati, è destinata ad aumentare poiché lo Stato versa alla ditta appaltatrice una penale per il mancato completamento.


La struttura venne, in corso d’opera, declassata a carcere giudiziario (quindi per i detenuti in attesa di giudizio) senza comunque farla entrare a regime.


Manca ancora la strada di collegamento - si giunge alla struttura attraverso un budello di asfalto in mezzo a decine di abitazioni - mentre le abitazioni costruite per ospitare il personale sono già state utilizzate per la dislocazione di alcune famiglie rom.


Nel frattempo le carceri italiane - ed il penitenziario di Reggio Calabria non fa eccezione - scoppiano.


26 novembre 2008

Premi ricevuti da Aschenazia Weblog


Grazie a Romano,Arabafenice
Sempliceuomo, Annarita


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Grazie a Giovanna,
Arabafenice e Mimmo


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Grazie a
Romano Scaramuzzino

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Un omaggio di
ArabaFenice

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Grazie a
Convolvolo 21

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Grazie a Laubel,
Gisella, Irene e Romano



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Un omaggio di Stella e Frufrupina



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8 novembre 2008

Caccuri e la famiglia Simonetta

Caccuri, scorcio panoramico da Nord-Est

Durante le vacanza estive, ahimè un ricordo ormai lontano, in occasione della festa di San Rocco in Bocchigliero ho comprato, nella classica bancarella dedicata ai libri usati e non, diversi testi. In un libro-opuscolo dedicato alla Calabria, ho avuto modo di leggere la storia della famiglia Simonetta che ebbe una parte di grande rilevanza politica nella storia medievale d’Italia.

La patria di questa famiglia è Caccuri, comune della provincia di Crotone tra i più interessanti e gradevoli di tutta la Calabria per l’inconfondibile torre del Castello, la sagoma della Chiesa di Santa Maria delle Grazie, il rosone della Badia di S. Maria del Soccorso e gli scorci paesaggistici e architettonici che regala. L'atmosfera medievale del borgo viene ricreata, ogni anno, il 12 agosto, nel corso della Giornata Medievale, manifestazione che richiama appassionati e curiosi.

Verso il 1430, Angelo Simonetta entrò al servizio di Francesco Sforza a cui Polissena Ruffo aveva recato in dote la signoria di Caccuri.
Divenuto segretario di questo condottiero, lo seguì in tutte le spedizioni, facendosi apprezzare soprattutto per le sue doti di valente diplomatico, al punto di meritarsi la riconoscenza del suo signore, che lo colmò di benefizi, innalzandolo alla dignità di consigliere e facendogli acquistare la cittadinanza di parecchie città lombarde.
Angelo Simonetta rimase in auge sotto il governo di Galeazzo Maria e morì, nel 1472, a Milano dove fu seppellito nella chiesa del Carmine.

I suoi due nipoti, che aveva fatto venire da Caccuri, condivisero la sua fortuna e il suo favore alla Corte degli Sforza. Il maggiore, Cecco Simonetta, nato nel 1410, seguì Francesco Sforza in tutte le vicende della sua vita di guerriero. Nel 1448 combatté al suo fianco nella battaglia di Caravaggio vinta sui Veneziani; nel medesimo anno ebbe da Renato d’Angiò il titolo onorifico di presidente della Camera dei Conti nel suo regno in partibus di Napoli e, dopo qualche tempo, fu nominato governatore di Lodi.
Quando Francesco Sforza divenne Duca di Milano, Cecco Simonetta ebbe parecchi feudi nel ducato. Per la sua fedeltà, la sua cultura e il grande impegno che profuse per la salvaguardia dei beni culturali e artistici, egli divenne il personaggio principale del ducato. Non ben visto dai cortigiani, che per gelosia e invidia cercarono di screditarlo agli occhi del duca, egli ebbe la stima e la fiducia dello stesso e fu sempre tenuto in grande considerazione.

Dopo la morte dello Sforza continuò nei suoi uffici sotto Galeazzo Maria, ma con la morte di quest’ultimo avvenuta per assassinio nel 1476, la sua stella cominciò a declinare.
Infatti, dopo il ritorno dall’esilio di Ludovico il Moro e il conseguente possesso del potere nel ducato di Milano, il fedele ministro Simonetta, fu arrestato e imprigionato nel castello di Pavia. Spogliato dei suoi averi e sottoposto a tortura, fu decapitato il 30 ottobre 1480. La sua tomba si trova nella chiesa si San Domenico in Pavia.

Il fratello minore, Giovanni Simonetta, ebbe come Cecco la stima e i favori di Francesco Sforza.
Ferdinando di Napoli gli diede, nel 1460, l’investitura dei feudi di Roccella e di Rocca di Neto in Calabria e il duca Galeazzo Maria gli fece dono della terra di San Giorgio nella Lomellina.
Dopo la morte di Francesco Sforza, di cui era stato segretario privato, si dedicò esclusivamente a scrivere la storia del suo signore, la quale venne alla luce a Milano agli inizi del 1480 col titolo: De rebus gestis Francisci Sfortiae Mediolanensi ducis. Alla fine del 1480 Giovanni Simonetta, coinvolto nelle vicende del fratello, fu sottoposto a tortura ed esiliato a Vercelli. E’ ignota la data precisa della sua morte, ma esiste il suo testamento con la data del 1491.
Nella chiesa di Santa Maria delle Grazie in Milano, sorge il suo sepolcro con l’epitaffio che attesta che Ludovico il Moro aveva acconsentito al suo rientro dall’esilio.

I due cardinali Giacomo Simonetta, vescovo di Perugia, e Luigi vescovo di Pesaro e quindi di Lodi, erano figlio di Giovanni il primo e nipote dello stesso il secondo: Luigi ebbe parte rilevante al concilio di Trento e la sua fama fu dovuta in gran parte all’intima amicizia con Carlo Borromeo.


3 novembre 2008

Auguri ad Obama da S.Giovanni in Fiore: vinci nel nome di Gioacchino

Alla vigilia del voto americano Antonio Nicoletti, sindaco di San Giovanni in Fiore, il paese del cosentino dove si trova l'abbazia fondata da Gioacchino da Fiore, scrive al candidato democratico Barack Obama, che, come spiega il primo cittadino, ha più volte ricordato nei suoi discorsi elettorali l'abate che Dante cita come 'il calavrese di spirito profetico dotato'.

Nicoletti auspica che ''il consenso degli americani incoroni Obama prossimo inquilino della Casa Bianca'' e, nel ribadire la volontà di conferirgli la cittadinanza onoraria di San Giovanni, si augura un prossimo viaggio del candidato alla Casa Bianca nella città e nei luoghi di Gioacchino da Fiore. L'interesse del sindaco per Obama, spiega lo stesso Nicoletti, è nato dal fatto che il candidato democratico, ''per alcune volte nei suoi discorsi, ha fatto riferimento alla grande figura di Gioacchino da Fiore e dalla consapevolezza, appurata attraverso i rappresentanti delle comunità di sangiovannesi d'America in West Virginia, della conoscenza approfondita'' del pensiero dell'abate da parte di Obama.

In qualità di medico, Nicoletti tra alcuni giorni partirà proprio per il West Virginia con una delegazione di ospedalieri nell'ambito del progetto di scambi di esperienze professionali avviato già da diversi anni con l'associazione 'Audia Caring Heritage Association'. Il sindaco porterà con sé la lettera e la consegnerà al Governatore Jo Manchin III, ''anch'egli di origini sangiovanesi, come tanti altri prestigiosi sangiovannesi d'America'' perché sia recapitata ad Obama.

Per il candidato democratico il sindaco ha già fatto preparare anche un omaggio: delle tavole del 'Liber Figurarum' di Gioacchino da Fiore, realizzate in argento dall'artista sangiovannese Giovanbattista Spadafora che, fin da quando nei primi anni '90 venne restituita al culto l'Abbazia Florense e ripresero vigore gli studi su Gioacchino da Fiore, decise di ispirarsi all'iconografia gioacchiniana realizzando una collezione ''in continua trasformazione che riscuote successo presso ambienti sia laici che ecclesiastici''.

''Come un soffio di vento - scrive Nicoletti nella lettera a Obama - le sue parole sono approdate fin qui, all'ombra dei maestosi pini che fitti sovrastano le montagne della Sila, dove il cuore della Calabria batte inarrestabile. San Giovanni in Fiore, orgogliosa di una storia tanto illustre quanto piena di significato, cittadina così timidamente piccola nel sogno americano, così intensamente immersa nel pensiero filosofico di Gioacchino da Fiore, con stupore e ammirazione, ha apprezzato il suo riferimento all'Abate. Grandi la sorpresa e la gioia di riscoprire un pezzo della nostra storia nell'America che insegue con lei il sogno. Il sogno racchiuso negli occhi colmi di emozione dei nostri concittadini d'Oltreoceano che affollano gli stati delle sue convention. In quei volti, in quei sorrisi, in quelle lacrime, la speranza in un'America nuova, solidale, unita, ospitale: la 'Nuova frontiera' che accolse tanti cittadini italiani, calabresi, sangiovannesi''. ''La speranza di Gioacchino da Fiore in una società più giusta, il Suo sogno, è il nostro sogno - conclude il sindaco di San Giovanni in Fiore -, è il sogno dei tanti nostri emigrati che hanno scelto gli Stati Uniti per il riscatto della propria esistenza; è il sogno americano in un'età nuova, di amore e pace, di recupero dei valori umani per la rinascita morale, civile, sociale del mondo, 'imparando l'arte di vivere come fratelli'''.
(Adnkronos)

1 novembre 2008

80enni iscritti per salvare scuola

Non sono riuscito a non postare questa notizia Ansa. Ecco i primi effetti del Decreto Gelmini in un paese calabrese con pochi alunni...

(ANSA) Acquaformosa (CS) - Una trentina di ultraottantenni si sono iscritti alle elementari per evitare la chiusura della scuola per mancanza di alunni. L'iniziativa e' degli amministratori di Acquaformosa, un comune italo-albanese con 1.200 abitanti, in provincia di Cosenza. Con pochi alunni la scuola, per effetto del decreto Gelmini, sarebbe stata soppressa.