Si vuole che il primo nome della Calabria fosse stato "Aschenazia" dal suo primo abitatore "Aschenez", nipote di Jafet, figlio di Noe'. Egli sarebbe approdato sulla costa dove ora sorge Reggio Calabria, che, a perenne memoria dell'ipotetico avvenimento, ha intitolato a lui una strada: "via Aschenez ".

27 ottobre 2009

Dalida: "La Calabrese di Parigi"

Dalida "La Calabrese di Parigi", si chiamava in realtà Jolanda Cristina Gigliotti, nasce il 17 gennaio 1933 a Choubrah, un modesto sobborgo de Il Cairo (Egitto) da genitori italiani di origine calabrese (Serrastretta, Catanzaro) che vivevano in Egitto.
Il nonno Giuseppe Gigliotti di Serrastretta (CZ), un sarto, lascia il paese natio nel 1893 per l’Egitto, insieme a tanti altri calabresi che avrebbero contribuito alla costruzione del Canale di Suez.
Il padre Pietro diventa primo violino dell’Orchestra del Cairo e trasmette alla piccola Jolanda la passione per il mondo dell’arte.
Ha due fratelli: uno più grande di lei (Orlando) ed uno più piccolo (Bruno) che in seguito sarà suo manager ed erede universale.

Successivamente nel 1954, di nascosto dalla sua famiglia, si iscrive anche al concorso di Miss Egitto e con suo stesso stupore lo vince.
Jolanda ha appena 21 anni e grazie al titolo conquistato per lei iniziano a spalancarsi le porte del cinema.
Tra una ripresa e l'altra Yolanda canta continuamente ed è proprio il regista de Gastyne che, affascinato dal suo timbro di voce, le consiglia di andare a cercare fortuna a Parigi.
E' il 24 dicembre 1954 quando Dalida prende un aereo e si trasferisce a Parigi ed inizia la sua carriera musicale, che in breve tempo la porterà a diventare la cantante più amata di Francia.
Anche in Italia la sua fama si diffonde rapidamente.
Nel 1962 DALIDA ha 29 anni quando si reca in visita nel paese di origine dei suoi genitori, Serrastretta (Catanzaro), e canta in uno spettacolo il cui incasso viene devoluto in beneficenza ai gestori di un orfanotrofio locale. Serrastretta le conferirà, il 7 di aprile, il titolo di cittadina onoraria oltre che la carica di madrina della squadra di calcio.

Nel 1964 è la prima donna a vincere il disco di platino per aver venduto più di 10 milioni di dischi.

Secondo Daniel Lesueur, autore del libro L'argus Dalida, dal 1955 al 2004, la cantante ha venduto più di 125 milioni di dischi premiati da oltre settanta dischi d'oro in sette lingue, numerosi dischi di platino e quello di diamante (creato appositamente per lei).

Tra i molteplici riconoscimenti che le sono stati attribuiti figurano due Oscar mondiali della canzone - ricevuti nel 1963 e nel 1974 per Gigi l'amoroso - nonché, nel 1975, il Premio dell'Académie du Disque français per il brano Il venait d'avoir 18 ans (ispirato al romanzo di Colette Le Blé en herbe, è stato uno fra i suoi brani più conosciuti in Italia con il titolo 18 anni).

Insieme a Edith Piaf, Dalida è senza ombra di dubbio la cantante che ha maggiormente contrassegnato la musica leggera transalpina del XX secolo.

Il suo pubblico l'adora e ne fa una vera e propria icona.

La sua vita personale è tormentata e spesso infelice: dopo un matrimonio finito male, nel 1966 si innamora di Luigi Tenco, un amore stroncato dal suicidio del cantante nel 1967.
E' il 26 gennaio del 1967 quando Dalida, a 34 anni, partecipa al Festival di Sanremo accanto a Luigi Tenco con sua la canzone "Ciao amore ciao".
Tenco la cantò in italiano e Dalida in francese ma con titolo e ritornello in lingua madre.

In realtà Tenco era fortemente indeciso sull'opportunità di presenziare la manifestazione canora ma Dalida era talmente affascinata dal brano che convinse Tenco a gareggiare.
Gli stessi organizzatori, in un primo momento, avevano scartato il pezzo ma poi dovettero fare un passo indietro quando Dalida minacciò di disertare il Festival: erano anni che invocavano una sua presenza a San Remo e non volevano perdere questa occasione.
Ma la giuria elimina la canzone al primo turno e Tenco, ritenendola una cosa assolutamente ingiusta, rimane profondamente deluso e turbato.
Per questo il 27 gennaio, nella sua camera dell'Hotel Savoy, si toglie la vita con un colpo di pistola alla tempia.
Quella sera Dalida era a cena in un ristorante sanremese ma si teneva in costante contatto con l'albergo perchè preoccupata per Tenco .
Questa preoccupazione le fa abbandonare prematuramente il ristorante per recarsi all'Hotel Savoy dove però scopre il corpo senza vita di Tenco.

Da quel momento Dalida alterna il successo con momenti di grande depressione, che la portano a tentare il suicidio due volte.

E' domenica 3 maggio del 1987 quando, nella sua villa in rue d'Orchamps a Montmartre, Dalida viene trovata senza vita.
Accanto a lei un biglietto: Perdonatemi, la vita mi è insopportabile.
Ai funerali lo storico Claude Manceron parla per conto del presidente Mitterand ed in nome di una nazione sconvolta e la saluta dicendo: Yolanda arrivederci, Dalida grazie.
Adesso Dalida riposa nel cimitero di Montmartre di Parigi e sulla sua tomba, è stata eretta una statua che la raffigura in tutta la sua raffinatezza.


In Calabria:

L’associazione "Dadila" di Serrastretta, che è nata con l’obiettivo di stimolare la crescita del paese e conservarne le tradizioni, nel nome dell’artista, l’ha celebratao in modo speciale, puntando soprattutto su due grandi eventi: l’apertura di una casa-museo, la "Casa Dalida" e la posa di un’opera bronzea (di Francesco Gallo) con il volto della cantante nell’Anfi teatro Dalida in piazza Aldo Moro.
Nella casa-museo, tre sale ricche di reperti, fotografie , l’atto di nascita che l’artista ha richiesto al Comune di Serrastretta per sposarsi, il telegramma del Presidente Napoletano all’associazione, 33 e 45 giri e spartiti musicali appartenuti alla cantante.
Ci sono gli oggetti personali che ha portato l’amica storica Luciana Gaggio da Milano e poi i pezzi della collezione propria di Demetrio Papagni da Firenze e ancora materiale spediti da Roma e dalla Francia; insomma, amici e appassionati riconoscono alla casa-museo di Serrastretta il diritto di conservare la memoria di Dalida; come a dire:"è qui che sono le sue origini, è qui che deve essere ricordata".





20 ottobre 2009

Personale di pittura dell’artista Tonina Garofalo al Museo del Presente

Si inaugurerà, sabato 24 ottobre alle 18, presso il Museo del Presente di Rende (Cs), la Personale della pittrice Tonina Garofalo. La mostra, presentata dal critico d’arte Tonino Sicoli, verrà illustrata dalla stessa artista cosentina alla presenza dell’onorevole Sandro Principe, dell’assessore provinciale alla Cultura Maria Francesca Corigliano e dell’assessore alla Cultura del comune di Rende Delly Fabiano.

Tonina Garofalo che vive e opera a Fiumefreddo Bruzio, lo scorso anno ha celebrato il 40esimo anniversario di esposizioni. Nel corso della sua lunga carriera ha frequentato il corso di Pittura, allieva di Franco Gentilini, presso l'Accademia Internazionale di Belle Arti di Roma, conseguendone il diploma. Per diversi anni è stata tra i protagonisti della pittura giovane a Roma, “tra ansie di avanguardia e rigore della figurazione”.

Per dedicarsi alla famiglia, rimanendo comunque fedele alla sua vocazione artistica, è tornata in Calabria dividendosi tra la docenza di "Figura disegnata" presso il Liceo Artistico Statale di Cosenza e la casa di Fiumefreddo Bruzio (Cs), dove abita ed espone presso il proprio Studio Arte.

Tonina Garofalo ha vissuto questi anni nella continua ricerca, sui contenuti lirico-narranti, tipici della sua pittura, tesa sulle situazioni dell’arte moderna.

Ha partecipato a mostre di carattere nazionale e internazionale. E le sue opere si possono trovare in molte collezioni pubbliche e private, sia in Italia che all'estero.

Dallo scorso anno è attivo il sito personale (www.toninagarofalo.it), un angolo completo ed esaustivo che cerca di racchiudere l’intera attività della pittrice e poetessa calabrese.

19 ottobre 2009

Festival Internazionale del Cinema "Il Fiore di Ogni Dove"

L'evento cinematografico si svolgerà dal 26 al 28 ottobre alle ore 18 al teatro comunale di Cetraro.

Tra gli eventi del Festival si segnala quest’anno la partecipazione del regista Mario Monicelli, che fin dal suo inizio ha condiviso e sostenuto il progetto ideativo e gli obiettivi de “Il Fiore di ogni dove”, ad esso indirizzando una lettera di sentita condivisione e appoggio.
Quest’anno gli sarà attribuito e consegnato il “Cristo d’argento” durante la serata finale del Festival, il 28 ottobre.
Nell’ambito del Festival si vedrà il suo recente film “Vicino al Colosseo c’è Monti”, nato da un’idea di Chiara Rapaccini e che, della nota disegnatrice e autrice di animazione, ha i bellissimi titoli di testa fatti a disegni animati.
Il che davvero unisce le due anime , cinema e cinema d’animazione di questo Festival internazionale, giunto alla sua Quinta Edizione, che gode di importanti Patrocini e che ha saputo conquistare notevoli consensi di critica e pubblico, portando Cetraro alla ribalta internazionale.


Il festival del cinema Il fiore di ogni dove, ideato e diretto da Matilde Tortora, è organizzato a Cetraro in provincia di Cosenza dal Laboratorio Sperimentale Giovanni Losardo, associazione culturale che opera nella fascia compresa tra Diamante e Paola con la finalità di valorizzare i giovani talenti.
La prima edizione si è svolta dal 13 al 17 dicembre 2005 col patrocinio del CICT Unesco di Parigi. Lusinghiero il giudizio espresso dal regista Mario Monicelli in una lettera inviata al direttore artistico Matilde Tortora....continua



16 ottobre 2009

Catanzaro: intitolata a Peppino Impastato una sala della biblioteca "De Nobili"

A Ponteranica, in provincia di Bergamo, il sindaco leghista ha cambiato la denominazione della biblioteca comunale che era dedicata a un eroe della lotta alla mafia, Peppino Impastato; a Catanzaro, l'amministrazione comunale, in risposta a quell'atto considerato ignobile, decide di dedicargli una sala della riqualificata biblioteca ''De Nobili' quella per la consultazione dei quotidiani. La cerimonia di scopertura della targa è avvenuta questa mattina, alla presenza del sindaco Rosario Olivo, dell'assessore alla Cultura Antonio Argirò, del presidente della Provincia Wanda Ferro, di molti assessori e consiglieri comunali, di una delegazione di studenti dei licei cittadini. Ospite, il fratello di Peppino, Giovanni Impastato. Dopo una breve introduzione dell'assessore Argirò, è toccato al Sindaco ripercorrere i momenti più significativi della vita di Peppino e della sua storia considerata dal primo cittadino ''una straordinaria pagina della lotta alla mafia'. ''Per questo - ha detto - ci ha ferito il gesto del sindaco di Ponteranica e abbiamo deciso di provvedere a questa intitolazione'. Il primo cittadino ha poi detto che quella alla mafia non può essere una lotta individuale ma di popolo: ''Non basta che a condurla siano la Magistratura e le forze dell'ordine. Occorre - ha spiegato - che ci sia una reale presa di coscienza da parte della massa, una volontà popolare che abbatta il muro dell'omertà e ponga fine alla connivenza che caratterizza un po' ogni settore della società. Occorre - ha spiegato ancora Olivo - una educazione impartita a livello delle famiglie, della Chiesa, della scuola, perché ci sia una forte azione di rigetto della mafia'. Giovanni Impastato, dal canto suo, ha voluto ringraziare la città di Catanzaro ''perché questa - ha detto - è una straordinaria risposta a un'azione, quella del sindaco di Ponteranica, né civile e né democratica. Si è trattato soltanto di un'operazione che risponde alla strategia della Lega che è criminale e razzista e che fa della discriminazione la sua ragione d'essere. Da qui deve partire - ha concluso Impastato - un messaggio di fiducia e speranza per ristabilire la legalità. Per farlo è necessario tenere sempre come nostro punto di riferimento massimo la Costituzione perché lì c'è l'uomo e la dignità umana'. La Biblioteca è già aperta ma sarà inaugurata in tutte le sue sale a fine novembre nell'ambito della settimana delle biblioteche.

12 ottobre 2009

Restauro per i Bronzi di Riace via da Reggio, rivolta in città

A novembre trasloco a Roma approfittando di una momentanea chiusura del museo che li ospita: “Check up inutile, ce li vogliono scippare”.

di Cinzia Dal Maso

Sono due antichi guerrieri ormai innocui. Intorno ai Bronzi di Riace, però, si è riaccesa la battaglia. Tutta Reggio Calabria è insorta contro il progetto, rivelato il primo ottobre dal soprintendente archeologo Simonetta Bonomi e dal sindaco Giuseppe Scoppellitti, di trasferire le due statue a Roma per non meglio specificati “interventi di manutenzione e conservativi”, come ha dichiarato Bonomi. Ma in città si teme che tale vaghezza celi in realtà un vero e proprio scippo.
I reggini non accettano di vedersi sottrarre il loro tesoro più grande. Hanno costituito un “Comitato per i Bronzi a Reggio” fatto di enti, associazioni, sindacati, Amici del Museo, Università per chiedere chiarezza. Perché mai prima d’ora si era parlato di check-up o restauro dei Bronzi, neppure quando si ragionava su un loro possibile trasferimento alla Maddalena per il G8. Soprintendente e sindaco hanno detto che, data la chiusura per restauri del Museo archeologico il primo novembre (è tra le grandi opere per i 150 anni dell’Unità d’Italia), tanto vale approfittare per fare un controllo. Ma in realtà il capitolato d’appalto dei lavori al museo prevedeva che si svolgessero senza mai chiudere le porte della sala dei Bronzi. Un cambiamento in corsa, che rischia persino di scatenare ricorsi al Tar delle ditte che non si sono aggiudicate il lavoro.
Si è detto poi che i Bronzi devono andare all’Istituto Centrale per la Conservazione e il Restauro di Roma, l’unico a possedere le strumentazioni necessarie per il controllo. Ma quale tecnico, chiede il Comitato, ha stabilito la necessità del controllo? Quale la sua diagnosi e la terapia prevista? Quanto tempo durerà la cura? Si è parlato di 5-6 mesi ma, in assenza di documentazione, il timore è che possano diventare molti di più.

Quanto poi al prospettato viaggio a Roma, in Calabria ricordano bene il restauro-indagine sui Bronzi eseguito nel 1994 a Reggio a porte aperte, che trascinò nella città sullo Stretto frotte di turisti e curiosi. E sventolano la relazione prodotta dai tecnici dell’Icr in quell’occasione, che dichiara: “Nel caso di trasporto le due statue sarebbero interessate da sollecitazioni meccaniche non eliminabili in modo totale neppure dagli imballaggi più sofisticati, né da modalità di movimentazione della massima severità. Lo stato strutturale e le lesioni estese riscontrate subirebbero un aggravamento altamente probabile”.
Morale: i Bronzi non si devono muovere per alcun motivo. Perché dunque non fare gli accertamenti a Reggio? “La città deve avere risposte, altrimenti è lecito sospettare che gli interessi in campo siano altri”, tuona il segretario cittadino della Cgil Francesco Alì. “Se i Bronzi partiranno, non ci sarà nessuna garanzia di vederli tornare in Calabria”, gli fa eco il consigliere regionale Pd Liliana Frascà.
Altro motivo di inquietudine: nel luglio scorso il Consiglio di Stato ha decretato che i Bronzi si possono duplicare (mentre nel 2004 un referendum cittadino si era espresso contro), ed è forte il timore dei reggini di vedersi restituire delle copie. Certo, non sono infondate le accuse mosse da più parti a Reggio di non aver saputo gestire al meglio i propri tesori. Il museo è frequentato solo da 130.000 visitatori l’anno. Ma non è privandolo dei suoi tesori che se ne favorisce la ripresa.
Intanto Giuseppe Bova, presidente del consiglio regionale, ha scritto al ministro Bondi per mettere a disposizione dei Bronzi il proprio palazzo. Si sono ventilate anche altre sedi. Alla fine il sindaco Scopelliti ha accolto la richiesta del Comitato di convocare un tavolo inter-istituzionale sui Bronzi che esprima la “reale volontà dei reggini”. Il primo incontro domani pomeriggio. Ma la battaglia si annuncia ancora lunga.

fonte: LaRepubblica