Si vuole che il primo nome della Calabria fosse stato "Aschenazia" dal suo primo abitatore "Aschenez", nipote di Jafet, figlio di Noe'. Egli sarebbe approdato sulla costa dove ora sorge Reggio Calabria, che, a perenne memoria dell'ipotetico avvenimento, ha intitolato a lui una strada: "via Aschenez ".

2 giugno 2011

“Il brigantaggio nel catanzarese”

''Il brigantaggio nel catanzarese. Realtà, leggenda, memoria e testi della tradizione orale" è il titolo di un nuovo interessante saggio di Silvestro Bressi e Vito Teti, pubblicato dalle Edizioni Ursini di Catanzaro.
Con questo nuovo lavoro, che risente dell'impostazione antropologica, Silvestro Bressi e Vito Teti offrono alcune chicche inedite da utilizzare quali spunti di riflessione sul brigantaggio che ha interessato il territorio catanzarese durante il decennio francese (1806-1815) e dopo l'Unità d'Italia. Gli autori, attraverso vari documenti ed interessanti testimonianze raccolte dalla voce degli anziani, mettono in evidenza l'influenza del fenomeno brigantaggio nella vita sociale del territorio catanzarese e lo fanno con una scrittura quasi parlata offrendo, nel contempo, aspetti poco conosciuti della vita e della storia di Catanzaro. Il brigante non viene né mitizzato né demonizzato: è visto, nel bene e nel male, come elemento identitario, figura di una storia complessa. Lungo questa linea "mediana", problematica, non ''manichea" si muove soprattutto Bressi. Producendo fonti scritte e memorie orali, citando sempre gli informatori e i testimoni, ricostruisce episodi nobili e cruenti del brigantaggio postunitario, ricorda figure eroiche e perseguitate di persone che si danno al bosco e alla montagna per fame o per vendicare un'ingiustizia o descrive bande di briganti sanguinari e terribili che non sono mossi da motivi sociali e dalla ricerca di giustizia, ma spesso da interessi ''meschini", utilizzando la ribellione e le proteste di una popolazione mortificata che conosce la violenza degli invasori. ''La memoria - scrive Vito Teti in premessa - non diventa un materiale informe, ma è rivisitata, rinnovata, riorganizzata, con intenti pedagogici e anche con un senso di appartenenza e con un forte legame ai luoghi e alla terra. Si può riflettere su queste invenzioni e certo pongono problemi metodologici e culturali di non poco conto, ma Bressi si muove sempre con onestà intellettuale, con intenti di socializzare e di condividere, con la voglia di non fare smarrire e di fare rivivere quanto ha raccolto, con un senso di pietas e dell'appartenenza". La figura del brigante, dal punto di vista antropologico e sociale, viene analizzata da Teti con numerose citazioni di documenti, attinti da una corposa bibliografia. Il libro, insomma, è il frutto di una ricerca laboriosa e unica che sicuramente offrirà, agli appassionati e agli studiosi più esigenti, significativi spunti di riflessione e di indagine. Molte vicende meritano di essere approfondite o chiarite, ma il saggio edito da Ursini è una bella testimonianza di quella voglia antica di conoscere, apprendere, rinverdendo l'antica tradizione dei ceti popolari e degli emigrati che vedevano nella scuola, nell'istruzione, nella scrittura possibili vie di riscatto.