Si vuole che il primo nome della Calabria fosse stato "Aschenazia" dal suo primo abitatore "Aschenez", nipote di Jafet, figlio di Noe'. Egli sarebbe approdato sulla costa dove ora sorge Reggio Calabria, che, a perenne memoria dell'ipotetico avvenimento, ha intitolato a lui una strada: "via Aschenez ".

19 marzo 2007

San Francesco da Paola

Lo spunto per questo mio nuovo post mi è stato dato da un articolo che ho letto sul Giornale di Calabria. Si parlava della ventiquattresima edizione del “Natale sul posto di lavoro” organizzata dall’associazione internazionale “ Calabresi nel mondo” presieduta dal cav. Giovanni Amoruso presidente della suddetta associazione che ha ricordato, tra l’altro, un importante evento che si terrà in Aprile a Paola e cioè il V centenario dalla morte di San Francesco di Paola. Il Santo, emigrato in Francia, è invocato dalla gente che va per mare ed è dal 1963 patrono della Calabria e di tutti i calabresi emigrati che portano con loro il culto e la devozione. Naturalmente ho avuto subito l’esigenza di andare a documentarmi sulla vita, le azioni e le doti che hanno reso grande il Santo Calabrese, scoprendo cose molto interessanti.
Nato a Paola il 27 marzo 1416, all’età di quindici anni fu accompagnato presso il Convento di S. Marco Argentano dove manifestò da subito la sua propensione per la preghiera accompagnata da doti di pietà e da manifestazioni soprannaturali, che contribuirono ad alimentare la sua fama di grande taumaturgo. Lasciato il convento ancora giovanissimo, intraprese un pellegrinaggio insieme ai genitori. Si recò ad Assisi, dopo aver visitato Montecassino, Roma ( dove redarguì lo sfarzo di un cardinale dicendogli “Nostro Signore non andava così”), Loreto ed i romitori presso Monte Luco.
Si capisce già come stesse maturando nell’animo del giovane Francesco l’esigenza di una Riforma della vita ecclesiale basata sulla povertà. Infatti, ritornato a Paola, intorno al 1435 decise di condurre vita eremitica ritirandosi fuori dell’abitato; si unirono a lui molte persone desiderose di porsi sotto la sua guida spirituale conducendo, come il Santo, una vita austera fatta di contemplazione, lavoro, preghiera, privazioni. Il suo potere taumaturgico, che mise a servizio di tutti ed in particolare delle classi disagiate, attirò presso l’eremo un gran flusso di pellegrini che attirarono l’attenzione di papa Paolo II che nel 1467 inviò un suo visitatore, Baldassarre De Gutrossis, per indagare sulla vita di Francesco. Al suo rientro in Curia, mons. De Gutrossis non solo ha rassicurato il papa sulla fedeltà di Francesco alla Sede Apostolica, ma ha fatto concedere l’indulgenza con una lettera collettiva di quattro cardinali a chi contribuiva alle spese per la costruzione della chiesa di Paola intrapresa dal Santo. Qualche anno dopo De Gutrossis fu trasferito dal Papa a Paola; con questo trasferimento inizia l’iter giuridico che porterà nel 1474 al riconoscimento ed all’approvazione pontificia, grazie anche all’interessamento dell’arcivescovo di Cosenza mons. Caracciolo, della “Congregazione eremitica paolana di S. Francesco d’Assisi”.
In pochi anni si formarono altri romitori (Paterno Calabro, Spezzano della Sila, Corigliano Calabro, Milazzo), in cui la vita degli eremiti era regolata da “statuti e ordinamenti” che confluiranno in parte nella stesura della regola. San Francesco oltre ad essere stato un grande taumaturgo, può essere definito anche un grande “umanista”, un contestatore sempre a difesa dei ceti disagiati anche se non faceva distinzione di ceto. Creò attorno a sé un ambiente di profonda religiosità e fede, invitando costantemente alla preghiera ed all’osservanza della volontà di Dio. Secondari ed insignificanti erano gli elementi usati per i miracoli; infatti, diceva il Santo che il problema era risolto e la guarigione era dovuta sempre e comunque a Dio. Molti dei suoi miracoli impressionarono artisti che l’immortalarono nelle loro opere, come il noto episodio (secondo alcuni leggenda devozionale) del passaggio dello Stretto di Messina sul mantello steso sull’acqua del mare in quanto alcuni barcaioli rifiutarono di traghettarlo oltre lo Stretto.
All’età di 67 anni incomincia il “capitolo diplomatico” della vita del Santo. Infatti, grazie ai mercanti napoletani, la fama dell’eremita giunse in Francia alla Corte di Luigi XI il quale chiese al Papa di far arrivare al suo capezzale il frate Paolano. Francesco accettò di partire solo quando Papa Sisto IV glielo impose, dopo mesi di tentativi di convincimenti. Fu per il Santo un sacrificio (la sua Congregazione cominciava ad estendersi anche in Sicilia), sacrificio compensato in seguito dal favore dei sovrani francesi verso il suo Ordine, nonostante la mancata guarigione di Luigi XI.
Ho parlato di capitolo diplomatico in quanto la presenza e l’azione di Francesco in Francia ha portato ad un lungo periodo di buoni rapporti tra il papato e la monarchia francese.
Francesco visse in Francia per venticinque anni; si creò il suo mondo lavorando la terra e presentandosi sempre come riformatore della vita religiosa. Si aggregarono a lui ben presto benedettini, francescani ed eremiti che determinarono l’internazionalizzazione della Congregazione Calabrese e soprattutto una rivoluzione all’interno della stessa rappresentata dall’abbandono della vita eremitica ed all’introduzione della vita cenobitica. Tutto questo portò alla nascita dell’”Ordine dei Minimi”, del “Terz’Ordine secolare” e delle “Monache” che diffonderanno dopo la sua morte la fama del Santo Calabrese in Europa contribuendo alla sua beatificazione e canonizzazione che avvenne a soli dodici anni dalla morte.
Francesco si spense in Francia, a Tours, il 2 aprile del 1507.





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