
Ma perché il Pci condannò a morte Dante Castellucci, partigiano con i Cervi?
Laura Seghettini, compagna di Facio e vice comandante della XII Brigata Garibaldi, ne parla in prima persona nel libro-testimonianza “Al vento del Nord”: “Salvatore ambiva a un ruolo di primo piano nella formazione spezzina che andava organizzandosi; la presenza di Facio l’avrebbe ostacolato nel raggiungimento di questo suo obbiettivo. Alla fine della guerra Laura Seghettini denunciò Antonio Cabrelli per quanto accaduto, ma per lui non ci furono conseguenze. In un articolo del 29 gennaio 2007 su La Nazione Laura Seghettini ha affermato: ”Ho scelto di non parlare più della vicenda sino ad oggi, divisa tra la voglia di giustizia e il desiderio di non nuocere al partito e alla lotta partigiana”.
Lo stesso Capogreco nel suo libro conferma che ad uccidere il comandante Facio fu il piombo di un plotone garibaldino, dopo un processo farsesco motivato da logiche di ambizione e di potere personale, che si coprirono di ideologia e cercarono copertura fra le diverse formazioni partigiane presenti nella zona.
Quindi è palese che la verità, saputa fin dall’inizio soprattutto dai vertici del Pci e taciuta in quanto troppo scomoda per il partito e per la lotta partigiana, è emersa fortemente al punto, mi auguro, da far cambiare la falsa motivazione dell’attribuzione della medaglia d’argento rendendo onore e giustizia alla personalità dell’eroe Dante Castellucci, il Comandante Facio.
Laura Seghettini, compagna di Facio e vice comandante della XII Brigata Garibaldi, ne parla in prima persona nel libro-testimonianza “Al vento del Nord”: “Salvatore ambiva a un ruolo di primo piano nella formazione spezzina che andava organizzandosi; la presenza di Facio l’avrebbe ostacolato nel raggiungimento di questo suo obbiettivo. Alla fine della guerra Laura Seghettini denunciò Antonio Cabrelli per quanto accaduto, ma per lui non ci furono conseguenze. In un articolo del 29 gennaio 2007 su La Nazione Laura Seghettini ha affermato: ”Ho scelto di non parlare più della vicenda sino ad oggi, divisa tra la voglia di giustizia e il desiderio di non nuocere al partito e alla lotta partigiana”.
Lo stesso Capogreco nel suo libro conferma che ad uccidere il comandante Facio fu il piombo di un plotone garibaldino, dopo un processo farsesco motivato da logiche di ambizione e di potere personale, che si coprirono di ideologia e cercarono copertura fra le diverse formazioni partigiane presenti nella zona.
Quindi è palese che la verità, saputa fin dall’inizio soprattutto dai vertici del Pci e taciuta in quanto troppo scomoda per il partito e per la lotta partigiana, è emersa fortemente al punto, mi auguro, da far cambiare la falsa motivazione dell’attribuzione della medaglia d’argento rendendo onore e giustizia alla personalità dell’eroe Dante Castellucci, il Comandante Facio.
Scheda libro da: www.donzelli.it "All’alba del 22 luglio 1944, Dante Castellucci viene giustiziato da un plotone d’esecuzione. Ha appena ventiquattro anni, ma la sua biografia è già ricca e intrecciata a doppio filo con le vicende della nazione e della Resistenza italiana. Emigrato da bambino in Francia, al rientro in Italia Dante aveva partecipato al conflitto mondiale sulle Alpi e lungo il Don. Aveva poi disertato, scegliendo di combattere per la libertà: inizialmente quale braccio destro di Aldo Cervi, primo degli eroici sette fratelli di Campegine, poi al comando del battaglione «Guido Picelli» della Brigata Garibaldi parmense, in cui si distinse per il carisma e le straordinarie capacità operative. Facio – questo il nome di battaglia – fu protagonista delle ardimentose azioni militari sull’Appennino tosco-emiliano, che ne fanno ancora oggi un autentico eroe presso le comunità della Lunigiana e dall’alta Valle del Taro. E sono quelle stesse comunità a bollare a tutt’oggi con disprezzo gli uomini che ne vollero la morte, finora avvolta nel mistero. A giustiziarlo, infatti, non furono né i tedeschi né i fascisti, ma i suoi stessi compagni di lotta, dopo un processo-farsa alla cui sentenza nessuno ha mai creduto. Oggi riporta alla luce questa vicenda l’appassionata e rigorosa ricostruzione di uno storico da sempre impegnato sul fronte più scabroso delle vicende della seconda guerra mondiale, dimostrando che è possibile indagare nelle pieghe e nelle piaghe più controverse della Resistenza, accettandone le zone d’ombra senza intaccare l’alto significato della lotta di Liberazione".
4 commenti:
trovato! grazie ancora per il consiglio...tra l'altro ci sono anche le altre tue segnalazioni che trovo interessanti...ben fatto!
SONO CONTENTA CHE ALTRE PERSONE PARLINO DI MIO ZIO DANTE, VOLEVO ANCHE FARTI SAPERE CHE IL 19 DI LUGLIO DI QUEST'ANNO IL PAESE DOVE MIO ZIO è NATO HA DECISO DI INTITOLARGLI UNA PIAZZA. ERO PRESENTE ALLA CERIMONIA ED è STATO MOLTO COMMOVENTE. Servidio Carla (nipote di Facio)
Ciao Carla, Onore e Gloria eterna a tuo zio Dante. La memoria è più solida dell'argento! Da Roma con stima e solidarietà. Lorenzo.
Ciao Carla, Onore e Gloria eterna a tuo zio Dante. La memoria è più solida dell'argento! Da Roma con stima e solidarietà. Lorenzo.
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