Si vuole che il primo nome della Calabria fosse stato "Aschenazia" dal suo primo abitatore "Aschenez", nipote di Jafet, figlio di Noe'. Egli sarebbe approdato sulla costa dove ora sorge Reggio Calabria, che, a perenne memoria dell'ipotetico avvenimento, ha intitolato a lui una strada: "via Aschenez ".

8 settembre 2007

Monitoraggio per la tutela delle tartarughe


(ANSA) - BOVA MARINA (REGGIO CALABRIA), 7 SET - Ne muoiono in seguito alla cattura, per lo piu' accidentale, circa 60 mila ogni anno nel Mediterraneo, quattromila solo nelle acque italiane. Sono le tartarughe Caretta caretta, una specie che rischia di scomparire in tutto il bacino. Parallelamente a un aumento della mortalita' in acqua, e' stato registrato anche un decremento della natalita' nella fase di vita terrestre. Per questo la salvaguardia delle zone di deposizione e' particolarmente necessaria. L'attivita' di ricerca sulle tartarughe Caretta Caretta e' stata illustrata a Bova Marina, nel reggino, nel corso dell'ottava stagione di campo del progetto 'Tarta care Calabria - Monitoraggio e tutela della tartaruga marina Caretta caretta nella piu' importante zona di nidificazione italiana', coordinato dal responsabile scientifico Antonio Mingozzi, professore del dipartimento di Ecologia dell'Universita' della Calabria. ''La minore natalita' della specie - spiega Mingozzi - e' dovuta alla progressiva scomparsa dei siti di deposizione per fenomeni di antropizzazione ed erosione costiera. La pulizia meccanica degli arenili, l'illuminazione artificiale, il transito di fuoristrada, la fruizione turistica e la diffusione di rifiuti e immondizia sono i principali fattori che determinano una diminuzione del numero di nidificazioni nel tratto di costa reggino scelto dalle Caretta caretta''. Il gruppo, composto da otto studiosi, ha svolto un monitoraggio durato tre mesi, della zona compresa tra Capo dell'Armi e Capo Bruzzano. Le nidificazioni accertate nella stagione in corso, sul tratto di costa in oggetto, hanno costituito ben il 90 per cento di tutti i casi italiani. Il lavoro e' consistito nell'individuazione delle tracce lasciate dalla femmina nel momento dell'emersione. Ciascun componente del gruppo ha percorso a piedi, ogni giorno, una quindicina di chilometri, per un totale di circa 500 chilometri nel corso della stagione. Una volta individuate le tracce, gli studiosi hanno determinato quali di queste erano riconducibili a una nidificazione. L'attivita' di ricerca e' stata accompagnata da una tutela e salvaguardia dei nidi a rischio, quelli cioe' che si trovano in arenili maggiormente esposti. Le covate recintate nel corso della stagione sono state otto. Di queste, cinque si sono gia' schiuse. Le altre tre, due a Condofuri e una a Bruzzano, si stanno schiudendo in questi giorni. Alle sette di sera, i nidi sono stati posti sotto osservazione e il monitoraggio, a volte, e' durato fino all'alba. ''In alcuni casi - ha detto Nunzia Mico', del gruppo di lavoro - la schiusa e' sincrona. Un centinaio di piccole tartarughe emergono dal fondo della sabbia e si dirigono verso l'orizzonte piu' chiaro che, in condizioni di completa naturalita', corrisponde al mare. Ecco l'importanza di preservare il nido anche dall'inquinamento luminoso. Le luci artificiali possono disorientare i piccoli, determinandone l'errata direzione con la conseguente morte''. Nel corso dell'incontro di presentazione dei risultati del progetto e' stata rilevata l'importanza di operare una tutela di questo patrimonio ambientale della costa reggina. Il sindaco di Bova Marina, Domenico Zavettieri, ha riconosciuto la potenzialita' della risorsa naturalistica della zona, in quanto puo' contribuire a creare condizioni di sviluppo in un'area depressa sotto il profilo socio-economico. Un'opportunita' che non puo' prescindere da una consolidata coscienza ambientale.

Fonte: Ansa.it

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