Si vuole che il primo nome della Calabria fosse stato "Aschenazia" dal suo primo abitatore "Aschenez", nipote di Jafet, figlio di Noe'. Egli sarebbe approdato sulla costa dove ora sorge Reggio Calabria, che, a perenne memoria dell'ipotetico avvenimento, ha intitolato a lui una strada: "via Aschenez ".

22 novembre 2007

A Catanzaro si terrà la mostra MIMMO ROTELLA "MADE IN CALABRIA"

In occasione del 3° anniversario della scomparsa del maestro Mimmo Rotella, nella sua città natale, Catanzaro, si terrà la mostra MIMMO ROTELLA " MADE IN CALABRIA" dal 10- 12-2007 al 20-1-2008 Fratelli Verduci arte e curata da Antonio Falbo.


Segnalato da Falbo Antonio

Fonte: Calabresi.net



La passione per il cinema e per quella donna simbolo-desiderio,”Marylin Monroe”, sono per Rotella arte allo stato puro. Egli rivisita la celluloide in chiave archetipica, immortalandola e poi lacerandola sul suo supporto in un linguaggio universale e con la massima efficacia comunicativa. Gli spettatori sono sempre affabulati dalle sue opere, immense nei rimandi all’immaginario collettivo, frecce acuminate per le sensazioni individuali. Rotella cattura il cinema e lo rende immortale con le sue improvvise metamorfosi, col suo stile inconfondibile. Così non è possibile dimenticare o abbandonare, rimuovere un film se lo ha rivissuto, attraverso i manifesti, questo grande artista. Il cinema con lui non è più il mezzo a cui siamo soggetti e che poi inevitabilmente trascuriamo, ma diventa vita, sguardo, attimo da bloccare per riappropriarsene.

I suoi strappi sembrano assumere la forma di una intuizione primordiale, dettata dall’intervento istantaneo della mano e inferti sulla tela con geniale casualità. L’artista creativo in antitesi con l’arte accademica, cerca nelle vie, anche le più nascoste, la cellulosa stampata, materia prima per il suo lavoro. Ha la capacità di donar valore ai manifesti dello spazio urbano massificato, attraverso i suoi Décollages e le affiches: dall’abbandonato, dal gettato, dal dimenticato, ormai destinato alla distruzione immediata, il maestro trae i suoi capolavori. Rotella trasforma il consumismo sfrenato in tracce di presenze archetipiche. Nei primi anni di attività egli fatica a essere compreso ma sarà ricompensato dal successo di pubblico e di critica, grazie all’impegno di un gruppo di intellettuali che, fin dagli inizi, considereranno geniali tali realizzazioni.

Erano gli anni ’50 quando l’artista furtivamente, di notte, lacerava i manifesti di Piazza del popolo, a Roma, sviluppando il nuovo linguaggio creativo che di lì a poco lo avrebbe innalzato tra gli esponenti più illustri del Nouveau Realisme.

Solo nel 1999 Sergio Abramo, sindaco della città di Catanzaro, emana un’ordinanza e autorizza finalmente Rotella a strappare liberamente in tutto il territorio cittadino i manifesti che più riteneva idonei al suo lavoro, riconoscimento tardivo ma necessario alla libertà di espressione di un uomo unico come Rotella.

Dagli anni ’60 agli anni ’80 si compone il nucleo storico del percorso espositivo presentato in questa mostra. Comprende un ampio repertorio di opere grafiche a tiratura limitata, ormai introvabili, da considerarsi gemme, rarità nel mondo collezionistico: effaçage degli anni che vanno dal 1970 al ’73; décollages e sovrapitture anni ’80, comprese opere eseguite in acquatinta e serigrafia. Documentano vent’anni di manifesti Mec-Art; dal movimento al quale nel ’61 Rotella aderisce con Pierre Restany (minuto e arguto critico intenditore di tutte le sue opere), agli anni avventurosi dell’ arresto per uso di stupefacenti, fino alla legittimazione internazionale.

Da quegli anni il suo lavoro è passato al vaglio di mercanti, estimatori e gentil donne di alto rango, fino alla presentazione nella “galleria d’arte del Naviglio” di Milano, guidata dal geniale Carlo Cardazzo, il primo a credere nei suoi “strappi”.

Di quei lavori ne verrano presentati alcuni tra i più significativi. Così ci sarà uno splendido esempio dadaista “Ready made” intitolato Motor oil, che l’artista realizza con la galleria Schwartz; si ammireranno decollages su lamiera che raffigurano i grandi divi Hollywoodiani, tra questi la “donna-angelo”, Marylin Monroe, “Magnifica preda” cinematografica e icona al centro dell’attenzione nelle opere di Rotella.

Le serigrafie e le litografie “Originals Multiples” presenti sono simbolo dell’attenzione rivolta dal maestro agli standard artistici del classico e del figurativo e, nello stesso tempo “contro il logorio della vita moderna” come annuncia l’etichetta Cynar di un suo capolavoro anni ’70, oggi eccezionalmente in mostra.

Il percorso potrebbe avere dell’incredibile e suscitar stupore nell’osservazione di quell’antitesi nella quale risalta l’ordine e il disordine artistico dei manifesti divenuti immortali, non più rimandi cinematografici ma memoria e dissacrazione dell’immagine. Nella sua mente c’è un nuovo spazio aperto dall’amore di un cinematografo, che tanto aveva impressionato il maestro a soli 6 anni. L’originaria passione lo aveva portato a trasgredire: vedeva le nuove pellicole clandestinamente sullo schermo del vecchio “Cinema Masciari”. La memoria, come un filo dipanatore, tornerà continuamente su quelle immagini legate alla sua esperienza infantile e svilupperà il bisogno di rendere immortali quelle visioni per lui statiche.

I Capolavori non possono dunque che essere Made in Calabria, perché è questa la lo Archè, la terra bruzia a cui l’artista è stato sempre legato e a cui ha voluto tornare per sempre. Così a Catanzaro sarà riassunto in un itinerario essenziale ma profondo una parte del lavoro del maestro. In esse prevale la perdita della forma, la linearità è sottratta agli strappi dell’intuito, alla continua ricerca del nuovo, dell’originale, dell’innovativo. Sono un esempio le sovrapitture realizzate negli anni ’80, frutto dell’insoddisfazione verso ciò che il supporto pittorico poteva concedergli. Abbondanza di colore e sovrapposizione sono le caratteristiche di questa tecnica molto originale che dà vita ad uno stravolgimento creativo. Heidegger aiuta a comprendere la grandezza del linguaggio di Rotella se si applica a lui l’affermazione del grande filosofo: “L’invenzione linguistica può consentire al poeta di innescare un’esplosione tale, non meno potente di quella permessa al pittore”. E il maestro è stato un poeta e un pittore nella sua capacità unica di reinventare e potenziare i linguaggi: l’ossessione del nuovo che lo pervade fin dai suoi primi lavori, distorce la forma più vera del disegno e altera l’immagine reale in nuovi prototipi, trasformando così in chiave artistica l’ipotesi heidegerriana dell’attesa da parte dell’artista del nuovo linguaggio; il paragone con Heidegger, ben si configura con l’attività del maestro, assiduo e insistente ricercatore dell’autenticità esistenziale. Credere nel linguaggio artistico e poetico è anche ricercare ed essere sognatori senza mai arrendersi; ed è in quest’ottica che oggi, da attenti osservatori possiamo provare sgomento di fronte ai décollages e ai Ready-made rotelliani riassunti in trent’anni di follia e amore per lo “strappo”.



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