Si vuole che il primo nome della Calabria fosse stato "Aschenazia" dal suo primo abitatore "Aschenez", nipote di Jafet, figlio di Noe'. Egli sarebbe approdato sulla costa dove ora sorge Reggio Calabria, che, a perenne memoria dell'ipotetico avvenimento, ha intitolato a lui una strada: "via Aschenez ".

19 settembre 2006

Tutto in uno stemma


"Fa la città per la sua impresa un'aquila imperiale con la testa rivolta a destra, armata di corona, con le ali e coda sparse, in atto di sollevarsi a volo, nel di cui seno, che forma uno scudo, vi sono tre monti in campo vermiglio, sopra dei quali vi è una corona; tiene l'aquila col becco una fascia, nella quale sta questo motto delineato: "Sanguinis effusione" per dimostrare che col sangue dei suoi cittadini, mai sempre sparso, in servigio della Cattolica Corona, ha quell'aquila meritato, che le concesse la sempre gloriosa memoria dell'imperatore Carlo V per aggiungerla alla sua antica insegna".

Ho esordito con la descrizione dello stemma della città di Catanzaro contenuta in un opera del 1670 di Vincenzo D’Amato"Memorie historiche dell'illustrissima, famosissima, fedelissima città di Catanzaro", perché penso che sia il simbolo di un età in cui la città ed i catanzaresi si sono distinti per fedeltà ed abnegazione nella difesa del viceré Don Pedro D’Alarcon Mendoza costretto alla fuga dalle truppe francesi fedeli ai Valois e rifugiatosi a Catanzaro definita dallo stesso imperatore Carlo V “Magnifica et Fedelissima” in quanto resistette vittoriosamente all’assedio durato quattro mesi nel 1528.
In effetti, come si può notare, l’elemento centrale dello stemma è l’aquila imperiale, privilegio accordato dall’imperatore alla città per i motivi su esposti, che tiene stretta nel becco un nastro azzurro su cui è scritto il motto “Sanguinis effusione“ (spargimento di sangue ). Si possono notare, inoltre, tre colli che rappresentano i colli su cui sorge il nucleo storico della città ( San Trifone o San Rocco; Vescovado; Castello o di S. Giovanni che è il più alto).
Lo stemma originario rappresentava un telaio a testimonianza del fatto che i simboli presenti dei gonfaloni di ogni città, rappresentavano ed erano di solito legati a fatti, avvenimenti che hanno segnato le sorti di quel comune. Infatti, non a caso il telaio; è un dato di fatto che Catanzaro nei secoli XVI – XVII era, grazie all’arte della lavorazione della seta, una delle città più ricche del Meridione, meritandosi al riguardo una codificazione dall’imperatore Carlo V “Capitoli e ordinazioni della mobilissima arte della seta a Catanzaro”. La produzione della seta fu interrotta bruscamente dalla peste che colpì la città nel 1668. Purtroppo Catanzaro perse la maggior parte dei suoi tesori durante i saccheggi avvenuti durante il processo di unificazione d’Italia (nella chiese del Monte dei Morti, sono conservati dei velluti di "porpora catanzarese" ).

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