Si vuole che il primo nome della Calabria fosse stato "Aschenazia" dal suo primo abitatore "Aschenez", nipote di Jafet, figlio di Noe'. Egli sarebbe approdato sulla costa dove ora sorge Reggio Calabria, che, a perenne memoria dell'ipotetico avvenimento, ha intitolato a lui una strada: "via Aschenez ".

2 dicembre 2006

Invenzioni Gastronomiche Calabresi


“Terra aspra, scorci montuosi, smagliante bellezza del mare”. In queste poche parole, si riassume la caratteristica ambientale della Calabria che ha influenzato, e non poco, la sua “arte gastronomica”. Infatti, le invenzioni gastronomiche calabresi non sono altro che la rielaborazione e l’aggiunta di sapore agli alimenti che contadini e pescatori disponevano quotidianamente; invenzioni che conciliano, quindi, il mondo del mare con quello della montagna.
Come non citare, al riguardo, l’invenzione per eccellenza, il “caviale del sud o dei poveri”, la sardella; sapore che unisce la terra al mare, composta da piccolissime acciughe (bianchetto) amalgamate con farina di peperoncino piccante ottenuta dalla macina di peperoni rossi essiccati al sole. La sardella può essere gustata ( trascorsi sei mesi dalla suddetta lavorazione ), in diversi modi: sul pane, o come condimento per la pasta o le uova, o anche amalgamandola con la pasta della pizza facendola cuocere in forno.
Tuttavia, il monumento della cucina calabrese è il maiale.
Ha come caratteristica la presenza importante del peperoncino, un salame tipico, prodotto originariamente prevalentemente a Spilinga (VV), ottenuto dagli scarti della lavorazione del maiale e conservato nel budello cieco per poi essere affumicato; la n’duja.
La n’duja si consuma su fette di pane abbrustolito, o come soffritto per la base di un sugo di pomodoro; come condimento degli spaghetti dopo averlo fatto soffriggere con olio d’oliva ed aglio; sulla pizza; nelle frittate.
I prodotti ricavati dalla lavorazione delle carni del maiale, sono ormai esportati in tutto il mondo; salume caratteristico calabrese, oltre alla n’duja, è la soppressata. Questo salume è composto da carne magra selezionata tra pezzi di coscia e filetto, insaporita con pepe nero ( a grani ) e sale, insaccata e lasciata ad asciugare all’aria; dopo due settimane questi salumi vengono sistemati tra due lenzuoli di lino sul pavimento su cui viene appoggiato un tavoliere con dei pesi sopra in modo tale che la soppressata venga pressata. Dopo circa una settimana si riprendono i salami e si rimettono ad asciugare per altre due settimane; dopo aver ripetuto di nuovo l’azione di pressatura, le soppressate si lasciano asciugare per un periodo di cinque – sei mesi. Da ricordare, inoltre, le salsicce piccanti e dolci, il capicollo realizzato usando la carne che si trova tra la testa ed il filetto.
Altro prodotto gastronomico calabrese molto conosciuto, è il caciocavallo Silano. Il nome di questo prodotto italiano, deriva dall’antica abitudine di tenere appesi le forme a cavallo di un bastone. Si tratta di un formaggio semiduro a pasta filata prodotto con latte di mucca.
Formaggio tipico contadino, che non si trova facilmente nei supermercati, è la sciungata.
Quando il latte non è più abbastanza grasso per produrre la ricotta, si ricava un formaggio simile alla ricotta come consistenza, ma di sapore diverso, appunto la sciungata che va consumata fresca.

1 commento:

tammaro ha detto...

Annaffiamo il tutto con un buon bicchiere di vino " paesano" bevuto rigorosamente nei piccoli bicchieri o " sciannacheddi" che in numero di dodici fanno un litro di buon nettare di Bacco.L'arte dello "spizzuliare",mangiare a piccoli pezzi con due o più amici esprime bene l'umiltà e la semplicità delle nostre tradizioni culinarie . Lucullo non docet