Si vuole che il primo nome della Calabria fosse stato "Aschenazia" dal suo primo abitatore "Aschenez", nipote di Jafet, figlio di Noe'. Egli sarebbe approdato sulla costa dove ora sorge Reggio Calabria, che, a perenne memoria dell'ipotetico avvenimento, ha intitolato a lui una strada: "via Aschenez ".

6 giugno 2007

Palazzo Arnone: Argenti di Calabria Testimonianze Meridionali dal XV al XIX secolo.

Ho sentito l'esigenza, leggendo un articolo su e.files - il giornale di BocconiLab - di riportarlo integralmente. Come sempre ho cercato sul web altre fonti riguardo la mostra "Argenti di Calabria" che linkerò alla fine del post dove trovare altre notizie e foto interessanti. Mi ha fatto molto piacere leggere sul sito dell'Università Bocconi l'interessamento per la nostra regione al punto, come detto, di postarlo integralmente.

Articolo scritto da Francesco Elli su e.files - il giornale di BocconiLab -

Calabria, tra argento e devozione A Cosenza, una mostra espone 180 tesori enigmatici e affascinanti, in un significativo percorso nel sacro che testimonia la ricchezza, in tutti i sensi, della fede Argenti sacri di Calabria, testimoni inaspettati e poco conosciuti di una storia secolare non nota a molti ma ricca di fascino, dove protagonisti nascosti sono artefici straordinari e committenti raffinati e facoltosi. Croci e ostensori, calici e reliquiari, pissidi, mante, ferule vescovili, turiboli, busti e sontuose statue: sono proprio questi i preziosi protagonisti della mostra Argenti di Calabria-Testimonianze meridionali dal XV al XIX secolo, organizzata dalla Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico della Calabria e curata dal Soprintendente Salvatore Abita, in corso a Palazzo Arnone di Cosenza e prorogata fino al 31 agosto. Una mostra che non solo espone al pubblico parte dei capolavori che compongono l’ingentissimo patrimonio della diocesi della Calabria, ma che rendono anche testimonianza della storia e delle stratificazioni culturali di una terra dalle molteplici identità. Studiando le splendide croci del Quattrocento, per esempio, si possono notare gli influssi dei modelli formali diffusi e formati a Napoli, così come il significativo apporto delle officine di Abruzzo, Lucania e Puglia. Stesso discorso si può fare per lo stupendo calice d’oro della Cattedrale di Cosenza che rivela una matrice stilistica che sintetizza il ricco e variegato intreccio della Napoli di età aragonese. Ma lungo il percorso di questa preziosa esposizione, anche ciò che non è presente porta la sua testimonianza: la mancanza, per esempio, di alcune delle più significative statue cinquecentesche, come il San Vitaliano di Catanzaro e il busto reliquiario di San Bruno della Certosa di Serra San Bruno, dicono di quanto forte sia la devozione locale che tenacemente protegge questi tesori nei luoghi in cui attorno ad essi è cresciuto un culto che rende testimonianza di una ricchezza che va al di là di quella, pur mirabile, visibile agli occhi: quella della fede e della devozione.


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