Si vuole che il primo nome della Calabria fosse stato "Aschenazia" dal suo primo abitatore "Aschenez", nipote di Jafet, figlio di Noe'. Egli sarebbe approdato sulla costa dove ora sorge Reggio Calabria, che, a perenne memoria dell'ipotetico avvenimento, ha intitolato a lui una strada: "via Aschenez ".

28 ottobre 2007

Calopresti riscopre l'amore per il cinema "Racconto i sogni dei ragazzi del Sud"

Il regista ha presentato alla Festa Internazionale di Roma (fuori concorso) "L'Abbuffata", con Abatantuono, Valeria Bruni Tedeschi e Gerard Depardieu, che però fa una brutta fine guardando la tv italiana: "Un teatrino da morire di noia..."
La storia (un po' cervellotica) di tre giovani calabresi decisi a tutto, pur di realizzare il loro film. "In quella terra non c'è solo Ammazzateci tutti, ma persone con tanta voglia di fare"


ROMA - Una riflessione sul cinema - su quello italiano, in particolare - in tipico stile alla Mimmo Calopresti: un po' ribelle, un po' anomalo, un po' cervellotico. Si chiama L'Abbuffata, ed è di scena, fuori concorso, in questo penultimo giorno di Festa.

Un tentativo, da parte del regista, di ritrovare amore ed entusiasmo verso la settima arte. Sullo sfondo di un paesaggio troppo spesso trascurato, quello calabrese (la vicenda si svolge a Diamante, paese della costa tirrenica). In questo scenario si muovono sia i tre protagonisti, ragazzi semplici decisi a realizzare il sogno di fare un film; sia alcuni personaggi più maturi e disillusi. Come Diego Abatantuono, regista snob e in crisi creativa, o Gerard Depardieu, che interpreta se stesso. E che sullo schermo fa una brutta fine, proprio mentre fa zapping tra il peggio dei programmi tv di casa nostra.

Ecco la trama. I tre giovani eroi della pellicola sono Paolo Briguglia, Lorenzo Di Ciaccia e Lele Nucera, che insieme alla bella coetanea Elena Bouryka, vogliono a tutti i costi fare un film sulla storia della nonna di uno di loro. Prima chiedono aiuto ad Abatantuono, cineasta che da anni vive nel loro paese, isolato da tutti (e che ha avuto una storia con la barista Donatella Finocchiaro); poi però decidono di andare a Roma per farsi aiutare da un amico attore (interpretato dallo stesso Calopresti). Dopo la trasferta tornano a casa apparentemente con un pugno di mosche in mano; ma tutto cambia quando Valeria Bruni Tedeschi, conosciuta a un party nella capitale, convince il suo fidanzato - ovvero il divo Gerard Depardieu - a sbarcare a Diamante, per partecipare al progetto. Ma l'abbuffata preparata in suo onore dagli abitanti del luogo avrà conseguenze imprevedibili...

Una pellicola, vista in anteprima questa mattina, che non ha convinto la platea di critici: alla fine della proiezione, gli applausi sono stati pochi. Ma Calopresti è uno di quegli autori che si possono sia amare sia detestare, data la sua inquietudine un po' nervosa, mai del tutto risolta: "E' vero, non mi mi sento mai tranquillo né pacificato - ammette lui, in conferenza stampa - specie quando si parla di cinema. Ma negli ultimi anni ho incontrato tanti ragazzi che continuano a pensare al cinema come a un mondo di sogni: vedere questa forte vitalità è stata una gioia. Via via che li incontravo, ho capito che su questa idea di felicità attraverso il cinema potevo fare un film. Su gente che non chiede nulla alla politica, né soldi al Ministero: magari non riescono a realizzare il loro progetto, ma il fatto di averci provato, è giù tutto. Per loro, così come per me."

Uno stato d'animo riscoperto dallo stesso Calopresti, nel realizzare L'Abbuffata. Film che deve la sua nascita al contributo della sua ex fidanzata e amica Valeria Bruni Tedeschi, anche lei oggi a Roma (un'altra celebre ex, Flavia Vento, appare nella pellicola, in un cameo): "Ho letto questo soggetto, prodotto in Iran, e l'ho mandato subito a Mimmo - racconta Valeria - e lui l'ha trovato bello e poetico". Decidendo di portarlo su grande schermo: ambientandolo non nel lontano paese asiatico, ma tra i giovani del nostro meridione.

"I ragazzi del Sud non sono solo quelli di 'Ammazzateci tutti' - dichiara il regista - ma persone che vogliono amare, vogliono fare. Come i protagonisti del film. Sono loro la vera speranza della Calabria. Spesso i calabresi della nuova generazione vengono rappresentati solo quando sono il problema, e questo è sbagliato. Certo, a chi si batte contro la 'ndrangheta esprimo tutta la mia solidarietà: anche in questi giorni, in cui difendono un magistrato (De Magistris, ndr), si stanno facendo onore".

Ma, al di là della rappresentazione di una gioventù un po' diversa dai cliché, va detto che il film è anche disseminato di figure più o meno autobiografiche. Come il personaggio di Abatantuono, regista che - dice ancora Calopresti - "si prende troppo sul serio. Vede il cinema come mondo separato, intellettualizzato. Insomma, col ruolo di Diego mi prendo un po' in giro. Così come nel personaggio dell'attore, che io stesso interpreto".

Infine, un altro tema forte del film: la critica alla tv, dai reality ai talk show come Porta a porta. "E' un mondo che io stesso subisco tutte le sere - conclude il regista - mi sembra un teatrino ormai finito, un po' come il governo Prodi che va continuamente sotto. Di fronte al piccolo schermo si rischia di morire, se non altro di noia...". Ma l'antidoto, per lui, c'è: ed è, ovviamente, il cinema.

Claudia Morgoglione (Repubblica.it)



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