Si vuole che il primo nome della Calabria fosse stato "Aschenazia" dal suo primo abitatore "Aschenez", nipote di Jafet, figlio di Noe'. Egli sarebbe approdato sulla costa dove ora sorge Reggio Calabria, che, a perenne memoria dell'ipotetico avvenimento, ha intitolato a lui una strada: "via Aschenez ".

5 novembre 2007

"Dopo Pascaletti una mostra sull'arte sacra"

L'indubbio consenso di pubblico della mostra dedicata al pittore del '700 Giuseppe Pascaletti, inaugurata nei giorni scorsi al San Domenico e aperta fino a gennaio,spinge a saperne di più e a porre qualche domanda a chi ne ha curato, con rigore scientifico e competenza professionale, la realizzazione. Si tratta di Giorgio Leone, noto storico dell'arte, docente all'Università della Calabria, ricercatore in forze alla Soprintendenza per il patrimonio artistico, storico ed etnoantropologico del Lazio.
Il suo lavoro di ricerca solitamente si appunta sull'universo pittorico calabrese, cosiddetto "minore" del '600-'700, perché testimonia e documenta un clima sociale e culturale regionale ancora tutto da indagare, per scoprire e portare alla conoscenza di un più ampio pubblico autori e personalità artistiche non ancora pienamente valorizzati, su cui la storiografia moderna non s'è ancora adeguatamente soffermata.
Come si è delineato il percorso che ha portato alla realizzazione di questa mostra su Giuseppe Pascaletti?
«Il progetto è stato sviluppato soprattutto con i miei allievi che hanno schedato la maggior parte delle opere di Pascaletti in catalogo e ne hanno seguito le fasi, anche quelle delicate dell'allestimento della mostra e dei trasporti, guidati dalla dottoressa Rosanna Caputo. Un'esperienza che,al di là della didattica, può risultare veramente importante per creare anche il futuro lavorativo».
La mostra è frutto di sinergie e di collaborazioni, di lavoro congiunto di studiosi e professionisti settoriali con un obiettivo comune: la riuscita e l'unitarietà dell'operazione culturale. Puoi parlarcene?
«Ho trovato "compagni di viaggio" veramente bravi e importanti. Importante è stato il confronto con il professor Luigi Magli, direttore artistico della mostra, il professor Antonio Pujia, che l'ha allestita, nonché con Evelina Rizzo e Giovanna Natalia Costanzo della Sinopia srl, che hanno curato la revisione e la movimentazione delle opere. Professionalità di alto livello che danno concretezza alla speranza di una Calabria attiva nel settore. Spesso in Calabria si sente ripetere che in alcuni campi le professionalità sono da richiedere altrove: questa mostra è tutta calabrese!!! Un vanto».
Chi è il pittore Giuseppe Pascaletti? Quali sono le peculiarità distintive della sua opera?
«Pascaletti è figlio del suo tempo. Denota un carattere settecentesco e un'adesione forte a tematiche aggiornate, permettendo alla cultura calabrese del periodo, di poter apprezzare soluzioni formali diverse da quelle cui era avvezza. Certamente sostenuto da una tecnica pittorica eccellente, diffonde anche iconografie nuove e moderne. Egli, però, diventa un'esponente della nuova devozione calabrese, creando un'immagine devota di riferimento fatta di delicatezza e dolcezza. A livello stilistico la sua cifra è veramente chiara: un fare delicato e a volte bamboleggiante di facile comprensione e chiaramente di grande affezione».
Quale valore assume oggi questa ricognizione conoscitiva effettuata sull'opera e sulla figura artistica dell'autore?
«Ritengo che sia ancora presto per rispondere a questa domanda. Generalmente lavoro senza pormi traguardi. In questo caso, però, uno lo accarezzo: cioè riuscire a far conoscere questo pittore oltre il Pollino, specialmente a Roma, dove ci sono molti dipinti che, schedati come anonimi o ignoti allievi di Sebastiano Conca, credo possano essere dati a Giuseppe Pascaletti. A Palazzo Altieri c'è un ritratto di cardinale che si apparenta moltissimo al suo stile, così come al Quirinale un San Sebastiano. Senza conoscenza approfondita, però, è difficile dire qualcosa in più».
L'assessore Sandro Principe nella serata inaugurale ha auspicato uno spostamento a Roma della mostra; un ritorno, carico di rimandi simbolici, nella città che ha ospitato il pittore per un ventennio, favorendone la crescita e la maturazione artistica. Puoi darci, in merito, ragguagli più precisi?
«Tra gli intenti dell'onorevole Principe c'è quello di portare la Calabria fuori dalla Calabria, idea che condivido pienamente. Speriamo che ci riesca perché se ne ha veramente bisogno».
La prossima mostra curata da Giorgio Leone ci riguarderà ancora da vicino come lametini?
«Un'idea sulla quale si sta lavorando assieme all'assessore ai Beni e alle istituzioni culturali di Lamezia, la professoressa Giovanna De Sensi Sestito, è di presentare in questo bellissimo spazio espositivo che è il Complesso monumentale di San Domenico, credo secondo solo al San Giovanni di Catanzaro, una serie di mostre sull'arte della diocesi di Nicastro».
Cosa verrà proposto?
«Si vogliono creare momenti di riflessione su aspetti del tutto inediti, come la produzione della ceramica, la presenza di importanti opere medioevali e infine una ricognizione sull'arte nell'intera diocesi della quale, chi da tempo mi segue, sa che ci sono novità importanti e sorprendenti».

Ecco chi è questo artista del Settecento considerato "minore"
Da Fiumefreddo parte a Napoli con biglietto di andata e ritorno

Giuseppe Pascaletti, nato a Fiumefreddo Bruzio in provincia di Cosenza, nel 1699 dopo un presumibile apprendistato svolto nella sua regione d'origine e a Napoli, si trasferì a Roma attorno al 1727, dimorandovi per oltre un ventennio. Nella città pontificia fu membro dell'Accademia dei Virtuosi del Pantheon e frequentò diverse personalità di spicco tra cui Sebastiano Conca (1680-1764), massimo esponente della cultura meridionale a Roma e che tenne "scuola" a Palazzo Farnese.
Del clima classicistico romano Pascaletti, ritornato in Calabria, fu il maggior esponente realizzando numerose pale d'altare per chiese e confraternite, riproponendo i modelli romani antichi e moderni, alla stregua di quanto un secolo prima aveva fatto il Sassoferrato (1609-1685) coniugando le istanze artistiche a quelle della devozione.
La mostra a cura di Giorgio Leone ha l'intento di mettere in luce l'opera del pittore calabrese pressoché sconosciuta, rilevandone l'intreccio di relazioni con quanto contemporaneamente avveniva sia nel Regno meridionale che a Roma. Il percorso espositivo che prevede circa quaranta dipinti, si divide in due sezioni: la prima, dedicata a dipinti napoletani e romani presenti in Calabria - tra cui si segnalano straordinarie tele di Paolo de Matteis (1662-1728), Sebastiano Conca e Corrado Giaquinto (1703 -1766); la seconda, alle circa trenta opere del Pascaletti. Tra i lavori più importanti del pittore, alcuni dei quali realizzati a Roma, si ricordano la pala della Pieve di Sestino, in provincia di Arezzo, il bellissimo Ritratto di Marcantonio Colonna del Museo Correale di Sorrento, in provincia di Napoli e la tela con la Sacra famiglia della chiesa del Ritiro di Rende, in provincia di Cosenza.
Fonte: gazzettadelsud.it

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