Si vuole che il primo nome della Calabria fosse stato "Aschenazia" dal suo primo abitatore "Aschenez", nipote di Jafet, figlio di Noe'. Egli sarebbe approdato sulla costa dove ora sorge Reggio Calabria, che, a perenne memoria dell'ipotetico avvenimento, ha intitolato a lui una strada: "via Aschenez ".

21 aprile 2011

Arrovescio

Nel 1950 a Badolato si campa di terra e si muore di fame. La vita nel piccolo centro della costa ionica calabrese scorre tra la fatica sui campi del barone e l’impegno nelle lotte contadine organizzate dalla locale sezione del Pci. Tra i pochi sogni accarezzati c’è quello della strada per la montagna: una strada vera al posto dell'antica mulattiera che si arrampica lungo i fianchi della collina di Giambartolo se il veto di chi non vuole fastidi sulle proprie terre non obbligasse il vecchio sogno a restare tale.
Il 13 ottobre duecento lavoratori, con pale e picconi, cominciano a rovesciare le cose. Tre mesi dopo un carro trainato da una coppia di buoi percorre due chilometri di curve in salita strappati alla collina a forza di braccia e al prezzo di arresti, denunce e occupazione militare del paese “rovesciato”.
In bilico tra storia e fantasia, Arrovescio narra la lunga battaglia collettiva di Badolato in una cronaca a più voci in cui si mescolano speranza, dolore e rabbia.

tratto da giornaledicalabria.it

Francesca Chirico è conosciuta come giornalista, specializzata in cronaca nera. Con la sua opera prima, il romanzo “Arrovescio”, ha dimostrato, invece, di essere una scrittrice di livello, limpida, ariosa, con un periodare leggero e comprensibile. Con “Arrovescio” ha sviluppato una storia reale, seguendo il filone del “realismo storico regionale”, verificatasi nel 1950 a Badolato, un paese calabrese, dimenticato ed abbandonato, come tante realtà della regione, anche nel dopoguerra, dove la miseria si tagliava a fette e dove mancavano anche le infrastrutture per raggiungere il centro abitato. Questa realtà viene vivificata ed attualizzata dalla Chirico, che, attraverso la memoria di alcuni protagonisti ancora viventi, racconta le speranze, le delusioni e la decisione di quella comunità di crearsi un lavoro che, altrimenti, non veniva dato. In quella realtà, i cittadini, che non riuscivano a trarre sostentamento dal duro lavoro della campagna, si sono inventati una “rivolta pacifica”, lo sciopero alla “rovescia” (da qui il titolo del romanzo), creando, spontaneamente, un cantiere di lavoro per la costruzione di una strada, utile per tutti, per raggiungere il paese, al posto della mulattiera esistente. Hanno combattuto, quei cittadini, contro i baroni, i proprietari terrieri, le autorità ufficiali, realizzando “un’epopea”, a quei tempi, di cui si parlò in tutta Italia, costringendo il Ministro Amintore Fanfani a venire per la prima volta nella regione ed a rendersi conto, di persona, di quanto accadeva in quel lembo d’Italia, nel frattempo anche colpito da una rovinosa alluvione. Nella descrizione della Chirico, sembra di vedere i protagonisti all’opera, di sentirli, di coglierne i sentimenti, semplici, ma resi universali quando parlano di miseria e di fame, solidali tra loro, come se l’intera comunità fosse un’unica famiglia. Anche questo aspetto, a Badolato, è “al rovescio”, atteso il noto individualismo dei calabresi. La Chirico ha colto, con grande sensibilità, i sentimenti delle persone che ha ascoltato e che le hanno raccontato i fatti. L’umanità trasparente, la solidarietà che vengono fuori dal romanzo, per quei tempi, erano sentimenti assolutamente “nuovi”. Da qui l’epopea descritta dalla Chirico. Il romanzo “Arrovescio” della Chirico è il vincitore del “Premio nazionale per le opere inedite”, realizzato sotto gli auspici dell’Amministrazione provinciale di Catanzaro, nell’ambito della rassegna “talenti di marca”, edito da Rubbettino editore.


1 commento:

chicchina ha detto...

Quandi si raccontano le storie,vere e dimenticate,c'è speranza.Non tutti sanno,non tutti ricordano,ma la Storia ,quella importante,con la "S" maiuscola,è fatta di tante piccole storie,tanti atti di coraggio,di eroismo.
Ricordo,ne ho l'età,le lotte per la terra ai contadini:uomini animati da sogni e speranze, picconi,pale,zappe in mano,dissodavano,pulivano aravano e poi aspettavano i frutti del lavoro che avvano un sapore diverso,non l'elargizione del signorotto di turno,ma frutto didella terra riconquistata.