Si vuole che il primo nome della Calabria fosse stato "Aschenazia" dal suo primo abitatore "Aschenez", nipote di Jafet, figlio di Noe'. Egli sarebbe approdato sulla costa dove ora sorge Reggio Calabria, che, a perenne memoria dell'ipotetico avvenimento, ha intitolato a lui una strada: "via Aschenez ".

6 marzo 2007

Nilo e Bartolomeo: Santi Rossanesi

“Non basta gridare contro le tenebre, bisogna accendere una luce”. Questa frase fa già capire la personalità e la grandezza di colui che l’ha scritta più di mille anni fa e cioè Nilo da Rossano, monaco basiliano,eremita, fondatore dell'Abbazia di Grottaferrata. San Nilo, venerato dalla Chiesa Cattolica e da quella Ortodossa, fece da ponte fra chiese di oriente ed occidente che cercò di riunificare in quanto nate ed unite dall'unica fede in Cristo, anche se caratterizzate da tradizioni diverse.
Nicola, questo è il nome con il quale è stato battezzato, nacque a Rossano Calabro nel 910 da famiglia aristocratica. Frequentò la scuola annessa alla Cattedrale di Rossano dove eccelse nell'apprendimento della Sacra Scrittura e della vita dei Padri del deserto, divenendo un eccellente calligrafo e innografo. Nel 940 Nilo si sposa con una sua ammiratrice di umili origini; ebbe una figlia ma in seguito ad una crisi religiosa abbandona la famiglia (fece in modo che moglie e figlia non avessero problemi economici) per dedicarsi alla vita monastica.
A causa della sua originaria appartenenza al Decurionato Rossanese, fu osteggiato dal Governatore della Calabria che lo costrinse a lasciare il Mercurion ed a pronunciare i voti nel convento di San Basilio nel Cilento. Nilo comincia la sua attività sociale a San Demetrio Corone fondando un monastero basiliano sulle rovine di una chiesetta. Rimase a San Demetrio per venticinque anni. Ritorna a Rossano dopo 30 anni camuffandosi nell’abbigliamento per non farsi riconoscere da nessuno; incontra nella chiesa di San Giovanni Battista illustri personalità rispondendo a quesiti di teologia e di condotta pratica che lo accredita ancora di più come un grande uomo. Gli imperatori d’oriente Basilio e Romano II lo pregarono invano di recarsi a Costantinopoli per innalzarlo alla sede patriarcale.
Lasciò definitivamente la Calabria nel 980; si fermò prima a Capua rifiutando l’episcopato della città ed ottenendo un monastero a Valleluce dall’abate di Montecassino, Aligerno. Nilo rimase a Valleluce per 15 anni circa; lasciò il monastero per cercare un luogo che rispondesse alle sue esigenze di solitudine, tranquillità, lontananza dai centri abitati. Il posto che rispose a questi desideri, dove fu seguito da numerosi fratelli, fu Serperi vicino Gaeta.
Quasi novantenne nel 998 fu costretto a recarsi a Roma per intercedere invano per l’illustre concittadino Dilagato; l’imperatore Ottone III ed il papa disattesero il suo desiderio di recupero. Lascerà Roma dopo aver predetto la fine che faranno papa ed Imperatore molto tempo dopo. Mori a Grottaferrata nel 1004. Gli ultimi suoi desideri sono quasi un testamento: “ Io vi prego quando sarò morto di non tardare a seppellire sottoterra il mio corpo: non lo deporrete nella casa del Signore, né costruirete alcun tumulo, su di me, né vi aggiungerete ornamenti di sorta”.
San Bartolomeo, discepolo prediletto di San Nilo, tra il 1030 e il 1040 scrisse un opera sulla vita dell’abate basiliano; ne calcò le orme sia per ciò che riguarda le virtù dell’ascetismo che per l’attività intellettuale dei monaci. San Bartolomeo abate ebbe grande stima del suo maestro dichiarando: “ San Nilo vedeva che tutti gli uomini, tutti gli animali, finanche ogni rettile che si muoveva sulla terra, erano in cecità e totalmente privi di luce e la terra stessa tutta quanta era circondata da una tenebra profonda e da una immensa caligine”.
San Bartolomeo nacque a Rossano nel 980 da nobili genitori. Fu educato dai monaci basiliani nel monastero di Rossano divenendo monaco all’età di diciassette anni. San Bartolomeo apprese l’arte innografica e calligrafica passando gran parte della giornata componendo inni, scrivendo libri riguardanti lo svolgersi delle pratiche monastiche. Assume il governo della comunità monastica dopo Paolo e Cirillo. Era completamente staccato dai beni terreni usando solo lo stretto necessario. Mori all’età di 75 anni l’11 Novembre del 1055.

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