
Nicola, questo è il nome con il quale è stato battezzato, nacque a Rossano Calabro nel 910 da famiglia aristocratica. Frequentò la scuola annessa alla Cattedrale di Rossano dove eccelse nell'apprendimento della Sacra Scrittura e della vita dei Padri del deserto, divenendo un eccellente calligrafo e innografo. Nel 940 Nilo si sposa con una sua ammiratrice di umili origini; ebbe una figlia ma in seguito ad una crisi religiosa abbandona la famiglia (fece in modo che moglie e figlia non avessero problemi economici) per dedicarsi alla vita monastica.
A causa della sua originaria appartenenza al Decurionato Rossanese, fu osteggiato dal Governatore della Calabria che lo costrinse a lasciare il Mercurion ed a pronunciare i voti nel convento di San Basilio nel Cilento. Nilo comincia la sua attività sociale a San Demetrio Corone fondando un monastero basiliano sulle rovine di una chiesetta. Rimase a San Demetrio per venticinque anni. Ritorna a Rossano dopo 30 anni camuffandosi nell’abbigliamento per non farsi riconoscere da nessuno; incontra nella chiesa di San Giovanni Battista illustri personalità rispondendo a quesiti di teologia e di condotta pratica che lo accredita ancora di più come un grande uomo. Gli imperatori d’oriente Basilio e Romano II lo pregarono invano di recarsi a Costantinopoli per innalzarlo alla sede patriarcale.
Lasciò definitivamente la Calabria nel 980; si fermò prima a Capua rifiutando l’episcopato della città ed ottenendo un monastero a Valleluce dall’abate di Montecassino, Aligerno. Nilo rimase a Valleluce per 15 anni circa; lasciò il monastero per cercare un luogo che rispondesse alle sue esigenze di solitudine, tranquillità, lontananza dai centri abitati. Il posto che rispose a questi desideri, dove fu seguito da numerosi fratelli, fu Serperi vicino Gaeta.
Quasi novantenne nel 998 fu costretto a recarsi a Roma per intercedere invano per l’illustre concittadino Dilagato; l’imperatore Ottone III ed il papa disattesero il suo desiderio di recupero. Lascerà Roma dopo aver predetto la fine che faranno papa ed Imperatore molto tempo dopo. Mori a Grottaferrata nel 1004. Gli ultimi suoi desideri sono quasi un testamento: “ Io vi prego quando sarò morto di non tardare a seppellire sottoterra il mio corpo: non lo deporrete nella casa del Signore, né costruirete alcun tumulo, su di me, né vi aggiungerete ornamenti di sorta”.
San Bartolomeo, discepolo prediletto di San Nilo, tra il 1030 e il 1040 scrisse un opera sulla vita dell’abate basiliano; ne calcò le orme sia per ciò che riguarda le virtù dell’ascetismo che per l’attività intellettuale dei monaci. San Bartolomeo abate ebbe grande stima del suo maestro dichiarando: “ San Nilo vedeva che tutti gli uomini, tutti gli animali, finanche ogni rettile che si muoveva sulla terra, erano in cecità e totalmente privi di luce e la terra stessa tutta quanta era circondata da una tenebra profonda e da una immensa caligine”.
San Bartolomeo nacque a Rossano nel 980 da nobili genitori. Fu educato dai monaci basiliani nel monastero di Rossano divenendo monaco all’età di diciassette anni. San Bartolomeo apprese l’arte innografica e calligrafica passando gran parte della giornata componendo inni, scrivendo libri riguardanti lo svolgersi delle pratiche monastiche. Assume il governo della comunità monastica dopo Paolo e Cirillo. Era completamente staccato dai beni terreni usando solo lo stretto necessario. Mori all’età di 75 anni l’11 Novembre del 1055.
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