Si vuole che il primo nome della Calabria fosse stato "Aschenazia" dal suo primo abitatore "Aschenez", nipote di Jafet, figlio di Noe'. Egli sarebbe approdato sulla costa dove ora sorge Reggio Calabria, che, a perenne memoria dell'ipotetico avvenimento, ha intitolato a lui una strada: "via Aschenez ".

17 luglio 2007

Amarelli, le radici (di liquirizia) di Calabria

Dici liquirizia, in Calabria, e pensi immediatamente ad Amarelli. Quasi tre secoli di storia di cui l’azienda di Rossano, nata nel 1731, non pare sentire il peso. Che non è di poco conto, come i 5 mila quintali di radice lavorati, con un incremento tra il 3 e il 4 per cento annuo. Da essi si ottengono 2 mila quintali all’anno di prodotti di liquirizia, per un fatturato che nel 2006 ha superato i 4 milioni di euro. Ai prodotti interni vanno aggiunti quelli, a base di liquirizia, confezionati grazie al partenariato con aziende storiche. Tra questi, la grappa prodotta con Strozzi Guicciardini o il profumo creato dalle Officine Farmaceutiche di Santa Maria Novella di Firenze. Sono realizzati con liquirizia Amarelli anche un liquore della Borsci e i cru di cioccolato della Domori. Ultimo nato è il sale alla liquirizia ideato con una delle più note aziende di sale pugliesi, la Sarnelli. Un prodotto che “servirà a posizionarci nel settore dell’alta ristorazione” afferma la presidente Pina Amarelli. “Agiamo in un settore – aggiunge - che a me non piace dire di nicchia, quanto piuttosto di ‘alta gamma’ nel quale stiamo cercando di ritagliare sempre nuovi spazi. L’alta ristorazione può essere un interessante veicolo. Chi ha un prodotto come il nostro, molto noto senz’altro, ma dall’impatto minimo rispetto al mercato alimentare in generale, ma anche al solo dolciario di cui formalmente facciamo parte, non si basa certo sui volumi. Quindi dobbiamo cercare strategie sia di penetrazione dei mercati, sia cercandone di nuovi che aiutino a comunicare la filosofia di un’azienda, che sicuramente, nel nostro caso, non può essere quella di incrementare a dismisura la produzione”. Nella regione d’origine si concentra ancora quasi un terzo delle vendite, il 30% per la precisione, ma Amarelli cresce sempre di più anche al di fuori dei confini calabresi. Il 45% del fatturato è realizzato all’interno dei confini italiani, il restante 25% si divide tra Europa, America e Oceania. Una realtà che cresce anche all’estero, ma intenzionata a rimanere fedele a se stessa. “Le aziende storiche – spiega la Amarelli - hanno un ‘prezzo da pagare’ al proprio passato. Siamo sempre rimasti società di persone perché abbiamo sempre ritenuto giusto esporci personalmente, non trincerarci dietro forme a responsabilità limitata”. Secondo la Amarelli, inoltre “siamo ancora abbastanza piccoli da non aver bisogno per forza di trasformarci in società per azioni. D’altra parte pensare di allargare la compagine aziendale a un azionariato diffuso, in una terra difficile come la Calabria, non si sa dove possa portare”. Piuttosto, in tempi dominati dalle concentrazioni aziendali, Amarelli ha in serbo di scindere parte delle proprie attività, in particolare quelle relative all’azienda agricola di famiglia, in un’altra società. 17 luglio 2007


Fonte: http://www.finanzainternazionale.org

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