Si vuole che il primo nome della Calabria fosse stato "Aschenazia" dal suo primo abitatore "Aschenez", nipote di Jafet, figlio di Noe'. Egli sarebbe approdato sulla costa dove ora sorge Reggio Calabria, che, a perenne memoria dell'ipotetico avvenimento, ha intitolato a lui una strada: "via Aschenez ".

15 luglio 2007

L’emigrazione dal Sud torna ai “livelli degli anni ‘60′’

(Ansa) 10 luglio 2007 - L’emigrazione dal Sud torna ai “livelli degli anni ‘60′’. Lo rileva il rapporto annuale Svimez indicando che “nel 2004, in base agli ultimi dati disponibili, sono stati circa 270mila i trasferimenti stabili (120mila) e temporanei (150mila) Sud-Nord”. “Numeri molto elevati, se si pensa che negli anni di massima intensità migratoria 1961-63 la quota raggiunse i 295mila”. Dati che preoccupano anche perché “la prevalente emigrazione di giovani meridionali scolarizzati, inoltre, depaupera ulteriormente le possibilità di sviluppo dell’area”. Sono invece “stabili i trasferimenti Nord-Sud, fermi intorno alle 60mila unità e poco sensibili all’evoluzione dell’economia”. Lombardia, Emilia Romagna e Lazio, si legge nel rapporto Svimez, “restano le tre regioni preferite dai nuovi emigranti. L’emigrato tipo ha tra 25-29 anni , quasi la metà ha un titolo di studio medio-alto (diploma superiore il 36,3% e laurea il 13,1%)”. Hanno lasciato la Campania in 38mila, la Sicilia in 28,6mila, la Puglia in 21,5mila, la Calabria in 17,8mila. Tanti, circa 151mila, anche “i pendolari di lungo raggio che nel 2006 si sono spostati dalle aree d’origine. Circa il 60% ha meno di 35 anni. Nel 50% dei casi i pendolari svolgono al Centro-Nord professioni di livello elevato e nel 38% mansioni di livello intermedio, a conferma del fatto che il sistema produttivo meridionale si conferma incapace ad assorbire l’offerta di lavoro più qualificata”.

Paragrafo 7 Rapporto Svimez 2007

"Nel 2004, ultimo anno di disponibilità dei dati, sono stati oltre 120 mila i meridionali che hanno trasferito la loro residenza nel Centro-Nord, a fronte di 60 mila circa che dal Centro-Nord hanno fatto il percorso inverso, con un effetto netto di circa 60 mila unità; gli spostamenti temporanei, quelli cioè che superano il consueto pendolarismo giornaliero ma che non vengono sanciti da cambiamenti di residenza anagrafica, si possono stimare in circa 150 mila unità. Nel complesso, quindi, si sono spostate dal Sud verso il Nord circa 270 mila persone, un dato certamente rilevante se si pensa che nel triennio 1961-63 di massima intensità migratoria si trasferirono dal Sud circa 295 mila persone all’anno.
I trasferimenti di residenza
Con riferimento agli spostamenti che hanno dato luogo a cambio di residenza, si osserva, dopo la flessione dei primi anni ‘90, una intensificazione, nel medio periodo,
delle migrazioni dal Sud al Nord, con un aumento dei flussi da 104 mila unità nel 1995 a 123 mila nel 2004; i flussi opposti hanno invece mostrato un’espansione assai più contenuta, da 57 a 67 mila unità. Anche le prime elaborazioni della SVIMEZ relative al 2005 e al 2006 confermano questo trend che si mantiene su un saldo netto (differenza tra iscrizioni e cancellazioni) di poco inferiore alle 60 mila unità.
I flussi migratori dal Mezzogiorno raggiungono il punto massimo nel 2000, anno in cui le cancellazioni sono ammontate a circa 147 mila unità, il valore più alto degli ultimi quindici anni. Nel corso della prima metà degli anni 2000 l’andamento sostanzialmente stagnante dell’economia del Centro-Nord, con il conseguente indebolimento della domanda di lavoro nell’area, ha determinato una attenuazione del flusso dei trasferimenti dalle regioni meridionali a circa 130 mila, sia nel 2001 sia nel 2002, per ridursi ulteriormente a circa 123 mila unità, sia nel 2003 sia nel 2004; dato che dovrebbe confermarsi anche nel successivo biennio 2005-2006.
In generale, si può dire che i trasferimenti Nord-Sud risultano sostanzialmente stabili intorno alle 60 mila unità e di fatto poco sensibili all’evoluzione dell’economia. I trasferimenti dal Sud al Nord, invece, risultano assai più sensibili al ciclo economico ed evidenziano, più in generale, oltre che l’aggravamento delle condizioni, soprattutto dei giovani, sul mercato del lavoro meridionale anche una nuova e positiva volontà dei meridionali, soprattutto più scolarizzati, a cercare opportunità di lavoro e di affermazione sociale nelle più ricche regioni del Centro-Nord.
Il profilo per età appare fortemente modificato rispetto alle migrazioni degli anni ’50 a vantaggio della fascia di età 25-29 anni, nella quale sono presenti i giovani con maggiore tasso di istruzione, rispetto al passato, quando per effetto di una elevata quota di migranti con età inferiore ai 20 anni – spesso con la sola istruzione obbligatoria – il valore modale era nella classe 20-24 anni. Quasi la metà (49,4%) di coloro che nel 2004 hanno lasciato il Mezzogiorno per una regione del Centro-Nord, aveva un titolo di studio medio-alto: diploma superiore il 36,3% e laurea il 13,1% rispetto a quote nel 2000 pari, rispettivamente, al 35,2% e al 10,7% (Tab. 1). La tendenza ad un incremento della quota di persone con elevato titolo di studio è comune a tutte le regioni meridionali e raggiunge livelli decisamente elevati in Abruzzo (60,6%), Molise (60,3%), Calabria (55,7%) e Basilicata (54,7%).
Nel 2004 i flussi migratori verso le regioni del Centro-Nord hanno raggiunto i livelli assoluti più elevati in Campania (38 mila unità), Sicilia (28,6 mila), Puglia (21,5 mila) e Calabria (17,8 mila unità). E’ in quest’ultima regione che in rapporto alla popolazione residente si raggiungono i valori più elevati (8,9 per mille)".


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