Si vuole che il primo nome della Calabria fosse stato "Aschenazia" dal suo primo abitatore "Aschenez", nipote di Jafet, figlio di Noe'. Egli sarebbe approdato sulla costa dove ora sorge Reggio Calabria, che, a perenne memoria dell'ipotetico avvenimento, ha intitolato a lui una strada: "via Aschenez ".

9 novembre 2007

Mons. Bregantini lascia Locri

"Per obbedienza sono venuto e per obbedienza parto": così mons. Giancarlo Maria Bregantini, per 13 anni vescovo di Locri, ha accolto la sua nomina a nuovo arcivescovo di Campobasso.
Un addio carico di rabbia, passione, lacrime, proteste, raccolte di firme da parte di chi c'era e anche da parte di chi non ha potuto assistere di persona all'ultimo atto di un vescovo così amato. Alcuni cittadini sono decisi a non abbandonare la lotta; l'ex presidente della Confindustria calabrese, Filippo Callipo, per esempio ha annunciato addirittura "uno sciopero della messa". Comprerà pagine nei giornali per invitare i calabresi a lasciare le Chiese vuote questa domenica.
Di fronte al dolore manifestato dalla gente di Locri per la sua partenza, Bregantini dice che "é un reciproco dispiacere, perché obbedire non è mai facile e sempre eroico. Voglio però cercare di rasserenare gli animi, che molto di quello che ho insegnato loro è stato maturato insieme, con i giovani e con i collaboratori, cresciuti ormai fisicamente e spiritualmente. E, quindi, molte volte la mia voce era la loro voce, che io ho soltanto raccolto. Loro restano qui, ma hanno imparato un metodo, lo vivranno comunque e sempre intensamente e saranno quindi capaci, ne sono certo, di viverlo nella fede di Dio e con colui che verrà a sostituirmi".
"Porto con me quello che ho con voi e da voi imparato, e lascio a voi ciò che ho seminato". E' uno dei passi della riflessione letta nella basilica cattedrale di Locri durante la funzione religiosa; "non è facile parlarvi - ha proseguito Bregantini - voi che siete il profumo della Locride, sappiate che chi semina nelle lacrime raccoglierà nella gioia".
Dopo la cerimonia religiosa Bregantini ha incontrato i giornalisti dicendo:
"Non sono mai stato né un eroe, né un vescovo anti 'ndrangheta, ma ho solo dato voce alle parole dei fedeli. Sono convinto che la mia partenza dalla Locride sia simile ad un albero potato ma non tagliato. Un albero che se sara' bene innestato darà frutti ancora più rigogliosi. La gente della Locride però non ha solo bisogno di buoni samaritani o di olio consolatorio, ma anche di buoni seminatori". Bregantini ha anche parlato dei suoi rapporti con la politica. "Con il mondo della politica - ha detto - ci siamo spesso incrociati, stimati e talvolta incompresi, ma mai nelle mie omelie ho usato parole dure e dirette contro la politica perché non sono un antipolitico. Semmai ho lanciato dei segnali frutto delle parole che mi venivano riferite dalla gente. Devo dire che la politica non sempre riesce a cogliere questi segni con la stessa velocità della chiesa e si sente forse sorpassata",
"Mi rivolgo con cuore evangelico ai fratelli deviati dalla mafia perché la misericordia di Dio non si scandalizza del peccato. Anzi Gesù si ferma proprio nella casa di Zaccheo perché non è bloccato dai pregiudizi della gente, né dall'orrore del male compiuto da quest'uomo e va in cerca della pecorella smarrita. Fate ritorno alla pace di Dio, nelle vostre famiglie, con azioni di coraggio e di perdono, vero profumo per i nostri paesi, rinunciando apertamente alla disonestà in tutte le sue forme perché siete chiamati a più nobile bellezza".
Mi è piaciuto molto il ritratto fatto da Giuseppe Baldessarro su repubblica.it; ecco alcuni passi.
"La 'ndrangheta è una società apparentemente forte, ma all'interno è fragilissima per cui la si deve svuotare agendo tra la gente in maniera da dimostrare quanto è ridicola e stupida". Giancarlo Maria Bregantini, vescovo di Locri , da oggi nuovo "pastore" di Campobasso, conosce bene le dinamiche del fenomeno mafioso calabrese.
Le ha imparate nei 13 anni passati nella provincia di Reggio Calabria. In uno dei territori più violenti e depressi d'Italia.
Un uomo di Chiesa che ha saputo "sporcarsi le mani", parlando di lotta alla mafia in maniera concreta. Lo si incontrava spesso in giro per la Diocesi. Amava partecipare alla vita delle parrocchie, sapere e conoscere. I familiari delle vittime della mafia erano di casa nei suoi uffici, come pure lo erano le tante madri e sorelle di mafiosi. "Nessun escluso mai", amava dire.
E lo diceva con i fatti. Partendo dai bisogni della gente, aveva dato vita alle cooperative di lavoro in Aspromonte. Nelle Serre della cooperativa del Bomanico, a pochi chilometri da San Luca, lavoravano anche alcuni ragazzi parenti di mafiosi, e quando qualcuno glielo faceva notare, a fronte dei tanti disoccupati calabresi con lo stesso bisogno di un impiego, lui replicava duramente: "E' così che si combatte la 'ndrangheta, levandogli la terra attorno".
Prete tosto Bregantini, aveva invitato i parroci a non cresimare le persone che si presentavano all'altare con un padrino mafioso. E dopo la strage di Duisburg era stato nelle case di San Luca a dire alle donne di ribellarsi "perché quelli che finiscono ammazzati sono i vostri figli, mariti e fratelli"
Dopo l'eccidio di Ferragosto in Germania chiese ed ottenne per quelle sei vittime della faida i funerali pubblici. Poi un mese dopo è andato a Duisburg e si è inginocchiato davanti la pizzeria teatro della strage. Senza clamori. Parlava alla gente della pochezza e della miseria della mafia. Parlava pubblicamente della "massoneria e dei colletti bianchi che nutrono e si nutrono di 'ndrangheta". Ed erano frustate anche contro i governi ed i politici: "Inadeguati a rappresentare i bisogni della gente". Prete fastidioso Giancarlo Maria Bregantini. Scomodo per i pochi forti, indispensabile per i molti deboli.

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